Quale genere?
Osservavo quella figura con coinvolgente curiosità, ma non riuscivo a distinguerne il senso, indefinito, com’era il suo aspetto. Nulla trovavo che potesse aiutarmi in questa ricerca, né la traccia di un seno, sia pure poco sviluppato, né altre curve procaci, su cui gli occhi degli uomini si adagiano, vogliosi. Anche la lunghezza dei capelli era incerta, come tutto ciò che la caratterizzava, abbigliamento compreso Uomo o donna, mi chiedevo? Una domanda inutile, pensavo, in una società caratterizzata dall’incertezza di genere. Del resto cosa serviva conoscerne il sesso? Indeterminata, com’era, poteva essere la figura ideale per qualsiasi unione. “Avevo appena scoperto un’gender free’?”, pensavo. Dopo fiumi di parole, tavole rotonde e conferenze varie, in cui si esaltava il’gender free’, avevo voglia di guardarmi allo specchio. M’immaginavo con le mani sovrapposte sopra il mio membro per nascondere la maschilità a me e al mondo intero. Ne provavo vergogna. Non avvertivo più la smaniosa voglia di scoprire il sesso di quella figura, che, indefinita, mi stava davanti. Guardandomi addosso, mi sentivo diverso, pieno di difetti, distaccato dal corpo e dal tempo. Una domanda, però, mi ponevo, raschiata dal fondo della mente, crudele e graffiante. Perché Dio, nel corpo, aveva messo tutto al posto giusto, assegnando a ogni organo la sua funzione, se ora quella funzione sopperiva ad altre esigenze o era inutile? Forse “Dio aveva cambiato idea?”, pensai. Ne rimasi spiazzato
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