giovedì 22 giugno 2023

L'odio in politica

L’odio in politica

E’ del tutto normale che in politica vi siano opinioni diverse, che talvolta accendono gli animi, coinvolgendo i protagonisti in una lotta senza quartiere. Le differenti opinioni comportano, di norma, la voglia di demolire le idee altrui e spesso persino l’intelligenza altrui. Tutto questo rientra nella normalità di una sana dialettica, ma a volte questi limiti si travalicano e trascinati dall’onta di una cieca passione, si sconfina nell’odio. E’ ciò che avviene spesso nei linguaggi politici, con il conseguente decadimento del dialogo, che diventa incivile e diseducativo.

Se l’odio, inteso come forte e persistente avversione, che si può spingere fino a desiderare il male altrui, si può in un certo senso giustificare nelle dittature, dove il dissenso non è ammesso e avversato e talvolta pagato con la morte o la persecuzione, in un regime democratico, dove tutto è regolato dal confronto e sottoposto alla valutazione di un voto elettorale, non è giustificabile, eppure persiste e in Italia è presente.

Chi ne è affetto dovrebbe capire che questo sentimento confligge con la democrazia, quella democrazia, che a parole agogna, ma nella sostanza nega. Una contraddizione che svela la limitatezza di certi leader politici, che li fa diventare piccoli ‘eroi’ di un giorno e figli dell’effimero.

 

 

 

domenica 18 giugno 2023

Le feste popolari

Le feste popolari.

Le festività religiose (S. Agata, San. Gennaro,Sant’Egidio, Santa Rosalia, San Nicola, per restare tra quelle più popolari) hanno un doppio significato. Da un punto di vista laico tramandano usi e tradizioni dei nostri padri, espressioni di vita “materiale”. Interessano in buona sostanza pancia e portafoglio. Dal punto di vista rigorosamente religioso, con le liturgie, le processioni, i riti spettacolari che le accompagnano, dovrebbero alimentare la fede. Proseguendo sull’analisi comportamentale dei fedeli e usando una metafora, le feste servono per aggiungere olio alla lampada della fede, fungono da“carica batteria”. Il problema è la durata della “carica”. Essa, purtroppo, nella generalità dei casi, si consuma con la stessa velocità di quella propulsiva, perché sottraendo il periodo dell’euforia festosa, talvolta persino delirante, di solito si ripiomba nelle abitudini e nei difetti di sempre. La fede, purtroppo, così intesa, diventa un bene di consumo “usa e getta” con l’esteriorizzare, anziché interiorizzare l’energia che dovrebbe sprigionare.Si dice: “ Passata la festa, gabbato è lo Santo”.Uno stato d’animo di grazia che dura quanto il fuoco di un fiammifero, perché la volubilità dell’animo umano ha per emblema la banderuola che si trova sull’apice dei campanili che non indica la direzione del vento, come si crede, ma la fede dei fedeli. La Chiesa, da parte sua, non attenuta l’esteriorizzazione della festa, anzi per certi versi la esalta, ammantando di diademi e pietre preziose il corpo del Santo, né più, né meno come i Re e gli Imperatori, pura espressione di delirio terreno paganeggiante o riesumando certe corporazioni medioevali con cui nulla hanno in comune,nemmeno l’etimologia,perché non riuniscono gli appartenenti alla stessa categoria,ma singoli individui,accomunati solo per ‘le vestimenta’,ammessi solo per cooptazione. Quello che, paradossalmente, manca in queste feste religiose è la presenza del Santo o del suo sosia, che confuso tra la folla,par seguire se stesso. Forse non si riconosce nell’immagine che di Lui hanno fatto gli uomini, che dal suo alto scanno vede piccoli, piccoli e par dolersene, . “benché ’l parlar sia indarno”

 

martedì 13 giugno 2023

Quelle bianche rose,fiori dell'anima.

Quelle bianche rose, fiori dell’anima.

Quella mattina avevo dedicato uno sguardo distratto a quelle rose bianche, che, in quel vivaio facevano bella mostra di sé, contendendosi il primato della bellezza, tra le tante ivi esposte. Quante altre volte m’era accaduto di ammirare una pianta di rose e in ciascuna di esse avevo scoperto una certa attrazione, ora per il profumo, ora per la forma o i variegati colori. Cosi feci ritorno a casa acquistandone una, corrispondente ai miei gusti, che mi proponevo di sistemare tra le tante che già allietavano l’angolo verde di casa mai. Nel far ciò avvertivo che il mio animo era permeato da un senso d’irrequietezza, di cui non riuscivo a comprendere le ragioni. Non era la prima volta che avvertivo questo malessere e tutte le volte che accadeva, cercavo di spiegarne le ragioni. Così quella mattina, rovistando nella mia mente, affiorava con prepotenze il ricordo di quelle rose bianche, che avevo visto poco prima e insieme un senso di colpa per averle così superficialmente ignorate. Attesi il giorno dopo per ritornare in quel vivaio e far visita a quelle rose bianche, così come si fa con le persone care di cui si avverte la mancanza. Ammirandole avevo capito che, inconsapevolmente, mi avevano catturato l’anima con la luminosità e purezza del loro unico colore, indice di pace, libertà, castità, freschezza e campioni di umiltà per la loro nudità di cui si vestono e la grazia del profumo che donano. Avvertii il bisogno di accompagnarmi a una di esse, che sistemai sul sedile accanto a me, non senza averle, prima aperto lo sportello come si fa con una gentile signora che si ospita sulla propria auto.  Il viaggio di ritorno fu un muto dialogo d’amore e insieme il desiderio di ospitarle a casa. Così, ora, tutte le mattine, quando apro la finestra, il mio sguardo si apre su quelle bianche spose e la mia anima s’illumina del loro bianco candore, anticipo di pace. Un buon inizio per una giornata che si apre all’insegna dell’incertezza sul  divenire della vita.

 

domenica 11 giugno 2023

La storia rende immortali,indistintamente eroi e demoni

La Storia rende immortali, indistintamente, eroi e demoni.

Mi sono sempre chiesto quali requisiti o qualità occorrano per entrare nella Storia. Sicuramente l’avere adempiuto azioni straordinarie o fatto scoperte impossibili. C’è un’altra categoria di persone che entrano anch’ esse nella Storia: coloro che per crimini, atti violenti, delitti contro l’umanità, mafiosi, terroristi e pregiudicati,  con le loro azioni eclatanti hanno lasciato il segno. Sono le facce di una stessa medaglia, oro o di latta che sia. Pur sempre sufficienti a rendersi “immortali”. La gran parte degli uomini è destinata a rimanere confinata nella terra di nessuno, dove il tempo copre qualsiasi impronta. Tutto ovvio? Non direi. Sono gli ‘eroi negativi, quelli che la Storia dovrebbe cancellare, a rimanere vivi nella memoria, talvolta più e meglio degli ‘eroi positivi’ C’è sempre qualcuno che ne esalta le qualità rivestendole di luci e ombre, tali da far perdere quel cliché negativo che li caratterizza. Gli esempi non mancano, da quelli storici, a quelli di cronaca. Cesare e Bruto, Romolo e Remo, Caino e Abele o più vicini a noi: Giuliano da bandito a vittima di vessazioni. Per non parlare dei mafiosi esaltatati dai propri contemporanei o ingenuamente rappresentati dalla cronaca e dalla stampa talvolta, come ‘Capo dei capi’ indirettamente esaltandone carattere, forza e qualità.  Non c’è dubbio, quindi che non sono solo gli eroi a fare la storia, ma anche i demoni. L’appartenenza ai primi o ai secondi è pura casualità? Se tutto ciò non dovesse bastare, interviene il tempo che copre le azioni positive o negative finendo di confonderli in un sodalizio imprescindibile. Si può discutere oggi o in futuro di Falcone e Borsellino, senza menzionare Riina e Provenzano? Ecco avverarsi la necessità di accostare vittime e carnefici, eroi e demoni, tutti accomunati dall’immortalità. Ora il paradosso consiste nel concetto di “immortalità” definita come ” Permanenza nella memoria collettiva di chi o di ciò che ha espresso sommi valori culturali, estetici, etici”. L’immortalità che tocca ai demoni, ai malvagi, ai violenti ‘ come andrebbe definita, se essa conserva nel tempo la stessa ‘valenza mnemonica’ degli eroi positivi?  Quale differenza? Il giudizio? Ma il giudizio non attiene al tempo, perché l’immortalità ne prescinde. L’essere ricordati, nel bene o nel male, è “una conquista” che entra nella Storia. L’aspetto paradossale è che nella Storia si entra in entrambi i casi, poco importa se per meriti o per mostruosità. La Storia,purtroppo, rende immortali, indistintamente, eroi e demoni. Tutto il resto dell’umanità è destinato all’oblio. 

mercoledì 7 giugno 2023

Una madre non muore mai

Una madre non muore mai
“ Un fascio di rose rosse per mia madre che oggi compie centodieci anni”.
Detta così la frase, rivolta da uno sconosciuto al fioraio, che conosco da una vita, mi lasciò interdetto.
Avere una madre alla veneranda età di cento dieci anni appena compiuti, non è una fortuna che capita tutti i giorni.
Timidamente mi accostai all’insolito interlocutore per saperne di più, perché un traguardo così ambito m’incuriosiva.
“Mia madre è deceduta da oltre trent’anni,” precisò con naturalezza, “ma per me è come se non fosse mai morta”.
La sento, l’ascolto tutti i giorni e la festeggio tutti gli anni, come se fosse accanto a me con la dolcezza del suo sorriso che mi aiuta a vivere.
Una madre non muore mai e nessun figlio si spoglia della placenta che l’avvolge per tutta la vita.”
In quel fascio di rose scarlatte che lo sconosciuto teneva in mano e nelle sue pacate parole lessi l’amore e la certezza che lo guidava.
La fede, pensai, è una virtù che aiuta a vivere,
una grazia che illumina, una forza che intinge la ragione nella certezza.
La madre, morendo, aveva lasciato in eredità a quell’uomo non soltanto la forza del suo amore materno, ma gli aveva trasmesso “il testimone” della vita, in quella che è e rimane una corsa a staffetta tra genitori e figli.
Ma per vincere e arrivare alla meta, non basta la forza e la volontà, bisogna correre sospinti dall’alito di chi ci ha donato la vita. Si può vivere la gioia di avere dieci figli, ma la forza che si riceve dall’amore avuto dalla pro- pria madre è una fonte che non si esaurisce mai. “ Un fascio di rose rosse...forse è l’inizio di una preghiera profumata inviata a colei che ci sostiene e ci accompagna per tutta la vita.

 

martedì 6 giugno 2023

Se potessero parlare

“Se potessero parlare”

 

Ne avevano sopportate tante quei due cassonetti della spazzatura all’angolo della strada, co- sicché era arrivato il momento di sfogarsi.

“Ci avevano detto, appena nati” diceva il primo, “che ci avrebbero fatto “il bagnetto” tutti i mesi, per non essere fonte d’infezioni e invece chi ha mai visto un secchio d’acqua”.

“Io”, lamentava il secondo, “a furia di accogliere sacchetti che colano da tutte le parti ho i piedi sempre bagnati e il naso otturato.” “Beato te” aggiungeva il primo, “almeno non senti il puzzo che facciamo”.

“A proposito, hai sentito dire che c’è stata un’epidemia che ha “mietuto” diversi colleghi, cosicché, restando in pochi, siamo obbligati a fare lo straordinario?

Io, per esempio, sulle spalle porto sacchetti che non mi spettano.

Quando siamo stati assunti ci avevano detto che a carico completo, qualche anima pia avrebbe chiuso il coperchio e la giornata sarebbe finita, invece guarda costui che è diretto verso di me con in mano tre sacchetti, pronto... patapuffiti... a scaraventarmeli sulle spalle.

 

“Ma questa gente che serviamo quanto cavolo mangia”!

“Hai ragione!

Io vedo certe facce che mi vengono a trovare tre volte al giorno, segno che abitano nei dintorni. I più pericolosi sono però gli sconosciuti che mi lanciano il sacchetto in faccia”.

Ce ne fosse uno che ci stima per il lavoro che svolgiamo! Forse, a pensarci, i veri amici sono i cani e i gatti che quando possono ci alleviano del peso che portiamo”. “Mi dispiace, ma non sono d’accordo. Questi poveri diavoli a furia di vedere il comportamento dei loro padroni, sporcano quanto loro. Non vedi quello che, sparso, c’è ai tuoi piedi?”  “Corre voce che faranno la raccolta differenziata”. “Era ora!

Finora ho evitato ustioni di terzo grado ad opera di piromani vendicativi, con la riforma spero di trovarmi un’altra occupazione: vorrei diventare “una campana”.

L’abito è più dignitoso e il puzzo non si sente”. “Lasciati guidare da chi ha qualche anno più di te e sta andando in pensione: non ti fare eccessive illusioni, non cambierà nulla. La vera “monnezza” non è quella che accogliamo, ma il comportamento di chi non la sa usare.