domenica 30 giugno 2013

La sorte della piscina di Linguaglossa appesa a un filo

In un paese che si rispetti poteva mancare la piscina? E così tra suppliche, raccomandazioni, promesse, finanziamenti ad hoc, anche Linguaglossa ebbe la sua “vasca”. Restava il problema di chi e come gestirla, perché per un’opera del genere, con un bacino d’utenza limitato, i costi di gestione andavano preventivati. L’opera rimase per lungo tempo inutilizzata, finendo con l’essere l’ennesimo esempio di spreco di risorse all’italiana. Poi venne il colpo di genio. L’amministrazione del tempo nel concedere al dott. G. Russo l’esclusiva dell’escursione estiva da Piano Provenzana alla sommità dell’Etna gli “impose” l’apertura della piscina comunale. L’imprenditore catanese, dalle larghe vedute, capì fin dall’inizio che quella “amichevole imposizione” era un peso, tuttavia si rassegnò a subirne le conseguenze, fedele a quell’ottica imprenditoriale, secondo la quale qualche ritorno economico va sacrificato, se finalizzato allo sviluppo complessivo del territorio. Oggi le cose sono cambiate: la concessione dell’escursione estiva è in scadenza, il dott., Russo è passato a miglior vita, “l’imposizione amichevole” non è più percorribile e la piscina, quale destino avrà? D’imprenditori illuminati ce ne sono pochi, d’imprenditori disposti a scommettersi ancor di meno, con l’aggravante che la piscina di Linguaglossa nell’ambito Etneo non è più né un’esclusiva, né una novità. con un bacino d’utenza sempre più limitato, per via anche e non soltanto della crisi economica, che incombe in ogni ambito della vita sociale. A meno di un altro colpo di genio, il pessimismo è d’obbligo e la possibilità che la piscina chiuda o non riapra è un’ipotesi alquanto verosimile. La morte di un territorio non avviene sempre ed esclusivamente per calamità naturali, terremoti, alluvioni eruzioni. Avviene purtroppo e più sovente per calcoli errati, per previsioni azzardate, per finanziamenti scollegati con la realtà, per mancanza di risorse economiche, per scarsità d’iniziative, che, giorno dopo giorno, comportano l’impoverimento di tutto il comprensorio. Avviene soprattutto per mancanza di uomini e d’ide, senza le quali non si va da nessuna parte. La sorte della piscina è pertanto appesa a un filo e quel che più meraviglia, è che non si sa chi tiene in mano il filo.Saro Pafumi.

lunedì 24 giugno 2013

Strada Piano Provenzana Monte Etna nessuna certezza

Il prossimo mese di luglio scade alla Società concessionaria la convenzione per l’uso della strada comunale, che attraversa il territorio di due Comuni: Linguaglossa e Castiglione di Sicilia, che consente ai turisti l’escursione guidata fin quasi alla sommità del vulcano sul versante Nord.  Nessun bando di gara finora, che assegni una nuova concessione o proroghi quella attuale. Si direbbe che stiamo navigando a vista. Intano, il fermento tra gli operatori è al massimo, ma come di solito avviene nel nostro Bel Paese: “Pariamo o arriviamo sempre fuori tempo”. Che ci sia sotto, da parte di qualcuno, una strategia “occulta” è legittimo pensarlo, a meno che la vicenda non si configuri come l’ennesima schizofrenia collettiva autolesionistica. Il che va messo pure in conto, stanti i risultati deludenti fin qui visti col rilancio dell’intero versante. Poiché i tratti di strada che da Piano Provenzana conducono alle sommità appartengono a due Comuni: Linguaglossa e Castiglione, sarebbe giudizioso che i due Comuni trovassero un reciproco accordo, in quanto a durata della concessione e a modo d’esercizio. Ma il nodo da sciogliere è proprio quest’ultimo, anche se nessuno ufficialmente vuole ammetterlo: Chi deve transitare su detta arteria? Uno, nessuno, centomila? Le promesse fatte prima delle elezioni dai rappresentanti dei due Comuni interessati si muovono in direzioni diverse. Trovare la quadra è difficile: qualcuno corre il rischio di perderci la faccia. In questo tira e molla tra (privati) interessi contrastanti, nessuno ha il coraggio di dire le cose come stanno, che equivale a dire “ nenti sacciu e nenti vogghiu sapiri”. Ciascuna parte in causa considera la concessione come “cosa nostra” e con quest’antico criterio si va avanti. Tutto ciò si può pure capire, quando ci sono interessi in campo, se,però, accompagnati da progetti credibili., che invece mancano o sono nebulosi E poi dicono che in Sicilia certa “mentalità” è sconfitta o è emigrata altrove. Certo modo di pensare, noi siciliani l’abbiamo nel DNA. C’è nel parcheggiare la nostra auto, nella precedenza sulle strade, nelle riunioni di condominio…….Pensate che manchi quando gli interessi si fanno più stringenti? In questi casi, per fortuna, non si uccide, tanto chi è destinato a perderci la vita è il territorio, che poi, guarda caso, siamo tutti noi. Pubblicata su La Sicilia il 24.06.2013. Saro Pafumi

domenica 16 giugno 2013

Vivere da single, obbligo o scelta?


“Penso che sia arrivato il momento ch ti sposi”, consigliava il padre, rivolto al figlio ultra maggiorenne. “Ritardare il matrimonio significa cercare più l’interesse che trovare l’amore”.

“Sono già ammogliato, si chiama Clio, ha vent’anni e l’amo con lo stesso ardore del primo giorno” rispose il figlio, con disarmante naturalezza al padre che l’ascoltava stupefatto.

“Clio? Come la moglie del Presidente?” ribatté il padre.

“Si. Ma è 1500 di cilindrata, Turbo Diesel, cinque porte. Non posso permettermi il lusso di un’altra “moglie”, perché già questa tra rate di mutuo, carburante, assicurazione, meccanico, carrozziere, gommista e altro assorbe il magro salario che percepisco come precario. In compenso non brontola come una vera moglie, mi collabora nelle quotidiane fatiche ed è fedele.

Ah, se l’auto avesse un’anima! Potrei convolare a nozze vere, perché già la legge non richiede la diversità di sesso: possedere un’anima è sufficiente”. E poi trovare l’altra “metà di mela” è difficile: quasi sempre è “mangiata” o è una pera”.

Le condizioni di molti giovani, commedia dell’arte a parte, quale può sembrare il breve dialogo tra padre e figlio, sono quelle su descritte: giovani “ammogliati” con un’auto che costa e assorbe più di una vera moglie. Il sesso? E’ l’ultimo pensiero dei giovani. Fuori e dentro le discoteche, nelle strade di campagna, a casa propria o altrui, sulle auto, fare sesso è come acquistare un chewing gum dal tabaccaio. Al resto pensano i genitori, il più delle volte con una pensione da fame, che, per affetto e paterna solidarietà, la dividono con la prole. Qualcuno ha scritto che “un single, uomo o donna, è un essere indipendente che sceglie di crescere, pur passando il tempo con un uomo o una donna”. Eppure, sarebbe saggio se molti giovani riflettessero, leggendo un sonetto di Shakespeare:

“Passi a to vita schettu picchì timi di fari chianciri l’amanti a luttu? Ah, si lassi sta terra senza figghi, idda peggiu d’un’orfana si senti………fallu p’amuri meu, addiventa patri ccussì la to biddizza passa e figghi”.Saro Pafumi

domenica 9 giugno 2013

L'inarrestabile declino dei nostri centri storici.

Chi ha la ventura di visitare i centri storici dei nostri paesini rimane smarrito di fronte al loro continuo, inarrestabile declino. Un tempo centri propulsori di economia, potere e vita rappresentativa, sono diventati, col trascorrere impietoso del tempo, aree morte e abbandonate. Le case per lo più “patrizie”, un tempo popolate, sono diventate involucri senz’anima. Le finestre dei palazzi, talvolta sontuosi, che con il loro sbadiglio mattutino, facevano intuire la ricca vitalità che vi albergava, sono diventate palpebre socchiuse dietro le quali si aggirano i fantasmi di chi vi abitava, cacciati, partiti, deportati chissà dove. Un’aria di tristezza e di abbandono, quasi di morte li avvolge. Non si vedono più nelle viuzze, un tempo salotti estivi, massaie sedute di spalle intente a sferruzzare, bofonchiando parole incomprensibili o pettegolando sull’occasionale, sfortunato passante, né si sentono i passi cadenzati di asini svogliati col loro carico di preziosi alimenti o di fieno. Inutile alzare il capo: dai balconi delle case patrizie nessun segno di vita, nemmeno la parvenza di un’anima risucchiata dal lento evolversi della storia. Auto in sosta perenne si vedono nelle viuzze, appena larghe da consentire il solo passo di un pedone; sembrano la parodia di un corteo funebre, anch’esso immobile, quasi a indicare che qui tutto è inerte, perché il tempo ha sepolto uomini e cose. Di questi centri e dell’opulenza dei loro palazzi resta la testimonianza di una qualche sbiadita foto ricordo o il caparbio abbraccio di una pianta rampicante a ciò che di questi palazzi rimane: un ultimo disperato baluardo contro l’incuria umana più devastatrice del tempo.


Pubblicata su La Sicilia il 09.06.2013.Saro Pafumi.

domenica 2 giugno 2013

Le famiglie disattente nell'educazione dei figli.


L’Italia ha riconosciuto la convenzione di Istanbul. Un passo avanti nella difesa della femminilità. Tutto ok verrebbe da dire, perché se c’è una legge, finalmente, che disapprova alcuni comportamenti maschili, prima tollerati, la circostanza induce all’ottimismo. Nutro qualche dubbio, però, che le cose cambieranno in modo sostanziale, perché ciò che deve cambiare è una certa, manifesta rilassatezza della famiglia nei confronti dei figli e delle figlie, più vulnerabili dei primi. Il lavoro familiare, lo stress, la crisi, le preoccupazioni quotidiane, una certa, eccessiva, irresponsabile libertà nei confronti della propria progenie non consente alla famiglia di seguire i propri figli nella vita quotidiana con il dovuto rigore. Avviene, per esempio, che le famiglie non conoscono il gruppo di amici dei propri figli, la loro vita al di fuori della famiglia, i loro amori, talvolta tenuti segret, e neanche eventuali atti di violenza subiti, perché la donna in generale ragiona più col cuore che con la testa, il che non permette di avere la necessaria lucidità che le permette di prevenire determinati atti violenti. Il rapporto famiglia-figli è la chiave che consente di verificare la validità di un rapporto messo in essere dai propri figli. Se a ciò si aggiunge che determinati rapporti sentimentali nascono, crescono e si evolvono attraverso “ la rete” le sorprese sono o possono essere dietro l’angolo. Un tempo la mano della promessa sposta si chiedeva ai genitori, oggi purtroppo la vita delle proprie figlie “si abbandona” in mano a sconosciuti in nome di una libertà acquisita che non consente ai genitori consigli, interventi, veti ecc. Le figlie non sono bambole di pezza con cui giocare L’interessamento, la vigilanza dei genitori sono doverosi. Certi spiacevoli, dolorosi accadimenti comportano purtroppo la responsabilità delle famiglie, troppo assenti e distratte. Senza una continua, doverosa, assidua vigilanza dei genitori, la legge può sanzionare l’atto delittuoso, ma certamente non prevenirli. Saro Pafumi