domenica 16 giugno 2013

Vivere da single, obbligo o scelta?


“Penso che sia arrivato il momento ch ti sposi”, consigliava il padre, rivolto al figlio ultra maggiorenne. “Ritardare il matrimonio significa cercare più l’interesse che trovare l’amore”.

“Sono già ammogliato, si chiama Clio, ha vent’anni e l’amo con lo stesso ardore del primo giorno” rispose il figlio, con disarmante naturalezza al padre che l’ascoltava stupefatto.

“Clio? Come la moglie del Presidente?” ribatté il padre.

“Si. Ma è 1500 di cilindrata, Turbo Diesel, cinque porte. Non posso permettermi il lusso di un’altra “moglie”, perché già questa tra rate di mutuo, carburante, assicurazione, meccanico, carrozziere, gommista e altro assorbe il magro salario che percepisco come precario. In compenso non brontola come una vera moglie, mi collabora nelle quotidiane fatiche ed è fedele.

Ah, se l’auto avesse un’anima! Potrei convolare a nozze vere, perché già la legge non richiede la diversità di sesso: possedere un’anima è sufficiente”. E poi trovare l’altra “metà di mela” è difficile: quasi sempre è “mangiata” o è una pera”.

Le condizioni di molti giovani, commedia dell’arte a parte, quale può sembrare il breve dialogo tra padre e figlio, sono quelle su descritte: giovani “ammogliati” con un’auto che costa e assorbe più di una vera moglie. Il sesso? E’ l’ultimo pensiero dei giovani. Fuori e dentro le discoteche, nelle strade di campagna, a casa propria o altrui, sulle auto, fare sesso è come acquistare un chewing gum dal tabaccaio. Al resto pensano i genitori, il più delle volte con una pensione da fame, che, per affetto e paterna solidarietà, la dividono con la prole. Qualcuno ha scritto che “un single, uomo o donna, è un essere indipendente che sceglie di crescere, pur passando il tempo con un uomo o una donna”. Eppure, sarebbe saggio se molti giovani riflettessero, leggendo un sonetto di Shakespeare:

“Passi a to vita schettu picchì timi di fari chianciri l’amanti a luttu? Ah, si lassi sta terra senza figghi, idda peggiu d’un’orfana si senti………fallu p’amuri meu, addiventa patri ccussì la to biddizza passa e figghi”.Saro Pafumi

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