domenica 11 gennaio 2015

Facebook, che delusione!

Facebook, che delusione!


Credevo che facebook fosse un modo di conoscere gente, trattare argomenti, segnalare problemi, fare nuove amicizie. Dai messaggi che arrivano é tutto, fuorché un luogo dove poter dialogare. Se ci si azzarda a stimolare una riflessione, di solito si finisce col litigare, perché mai si riesce a essere pacati, distaccati, razionali. Anzi capita che sia più facile attaccar briga, che stringere amicizia. Spesso è meglio fare come la maggioranza: digitare “ mi piace” e chi s’è visto, s’è visto. In certi casi chi scrive è uno che parla da solo, come quando capita d’incontrare una persona per strada che balbetta parole incomprensibili, suscitando sentimenti di pietà: “Puureddu, parra sulu”. Gli iscritti a Facebook sono come i cercatori di funghi. Ognuno in mezzo a questo guazzabuglio di parole e di segni cerca qualcosa, ma finisce col trovare il nulla. Come un cercatore di funghi, appena ne trova qualcuno lo gira e rigira tra le mani, per poi riporlo nel paniere del dimenticato con scritto “ mi piace”.E la ricerca continua inutile, futile, talvolta oziosa. Finché finalmente arriva qualcosa d’imprevisto: l’invito a giocare :E’ l’unico momento “propositivo” di Facebook, perché fa regredire. Arturo mi vuole, Maria mi cerca, Salvatore m’invita, Andrea mi corteggia, Fabrizio mi assilla, Camilla mi tormenta, ognuno col suo gioco “intelligente”, “istruttivo”, “ pedagogico”. A dare ascolto a tutti non si avrebbe nemmeno il tempo di soddisfare i propri bisogni fisiologici. Navigare su facebook è come trovarsi in mezzo ad una folla. V'immaginate un tale che camminando per strada, battendo la mano sulla spalla di uno che non conosce gli chiede: “Vuoi giocare? E’ ciò che su Facebook avviene a tutte le ore del giorno e della notte. Poi c’è “a cummari” che chiede all’altra se “ ‘nto stufatu” è consigliabile aggiungerci un po’ di “strattu” o colei che la mattina c’informa che ha una terribile emicrania o chi ci informa che sta uscendo per farsi una passeggiata col suo Fufi. A volte sembra d’affacciarsi al balcone di uno stabile in condominio e ascoltare, ascoltare, ascoltare…..lamenti, facezie, allusioni, confessioni, sfoghi. Qualcuno insinua che gli alieni son frutto della nostra fantasia. Gli alieni siamo noi, siamo i milioni che usiamo facebook: non ci conosciamo o quasi, dialoghiamo senza ascoltarci, guardiamo dentro questo grande specchio, ma vediamo solo noi stessi e parliamo da soli. Ci illudiamo che il mondo ci ascolta, ma in verità ciascuno è impegnato ad ascoltare se stesso. Facebook ,però, un risultato l’ottiene: ci sottrae tempo per una sana, intelligente, istruttiva lettura e ci catapulta in un mondo fatuo, dove il tempo trascorso è un contenitore vuoto o tutt’al più pieno di facezie. Invidio la massaia che, un tempo, affacciandosi al balcone chiamava la dirimpettaia con la quale scambiava discorsi interminabili, ma pieni d’umanità. Quelle sì che si conoscevano, si comprendevano e si aiutavano. “Cummari l’hai ‘na testa d’agghiu?. Oggi me maritu voli mangiari pasta, ogghiu e pipiruncinu”. Con facebook tutto questo nemmeno te lo sogni. Saro Pafumi FB 30.10.2014

Cerchi ciascuno il suo Dio

Cerchi ciascuno il suo Dio.


• Sarà per la violenza fratricida che ogni giorno si consuma nel mondo, nel nome del proprio dio, sarà per le molte, troppe omelie, che, andando in chiesa, si è costretti ad ascoltare, forse sarebbe auspicabile che ciascuno cercasse privatamente “il suo Dio”, senza indottrinamenti di alcun genere. Avviene invece, per formazione ricevuta, che chi è cattolico vede Cristo, come il vero autentico profeta, come Maometto lo è per i musulmani o altre divinità per le altre religioni. Questo proliferare di profeti e divinità finisce con l’essere un elemento di divisione che, in taluni casi, abilmente strumentalizzato, diventa conflittuale. Quante guerre si sono combattute e si combattono in nome delle religioni, dalle insensate crociate di ieri, alle fanatiche Jihad di oggi. Tutte in nome di un Dio che esiste solo nella fantasia di chi promuove queste guerre. Tutte le religioni, chi più, chi meno, predicano principi di giustizia, di tolleranza, di eguaglianza e di fratellanza, per cui sulla base di questi universali principi condivisi, la pace dovrebbe regnare sovrana in tutto il globo terrestre. Avviene invece che Caino e Abele alberghino in ciascuno di noi, per cui la fratellanza o qualcosa che ci somigli è totalmente disattesa. “Homo hominis lupus” ha sentenziato chi forse ha conosciuto la vera essenza dell’uomo. Una visione pessimistica, ma crudelmente vera. Le religioni hanno cercato di combattere questa visione catastrofica dell’essere umano, ma non solo non ci sono riuscite, anzi l’hanno fortemente rafforzata, facendosi la guerra tra di loro. E’ sotto gli occhi di tutti l’indottrinamento che le religioni fanno con i loro proseliti, arrivando in alcuni casi a veri e propri plagi. Se si lasciasse l’individuo libero di cercare da solo la sua divinità, non assisteremmo a competizioni di alcun genere e rappresenterebbe la vera strada verso la tolleranza religiosa: ciascuno libero col suo Dio che non necessariamente deve somigliare a quello del suo vicino. Resterebbe comunque sempre valido il detto: “ Homo homis lupus”, come bisogno insopprimibile dell’essere umano, ma sarebbe compito della cultura laica attenuarlo, giacché i comportamenti religiosi ne sono risultati, in taluni casi, causa. “Abbandona la ricerca di DIO, della creazione e di altre cose simili. Cerca Dio prendendo te stesso come punto di partenza. Impara chi è che dentro di te fa proprie tutte le cose e dice: Il mio Dio, la mia mente, il mio pensiero, il mio corpo. Impara la fonte del dolore, quella della gioia, dell'amore, dell'odio. Impara com’è possibile che si osservi senza volere e si ami senza volere. Se studierai attentamente queste cose, troverai Dio in te stesso”. La vera omelia non è quella che si ascolta in Chiesa ma ciò che ti sussurra la tua anima. Saro pafumi FB 18.09.2014