Facebook, che delusione!
Credevo che facebook fosse un modo di conoscere gente, trattare argomenti, segnalare problemi, fare nuove amicizie. Dai messaggi che arrivano é tutto, fuorché un luogo dove poter dialogare. Se ci si azzarda a stimolare una riflessione, di solito si finisce col litigare, perché mai si riesce a essere pacati, distaccati, razionali. Anzi capita che sia più facile attaccar briga, che stringere amicizia. Spesso è meglio fare come la maggioranza: digitare “ mi piace” e chi s’è visto, s’è visto. In certi casi chi scrive è uno che parla da solo, come quando capita d’incontrare una persona per strada che balbetta parole incomprensibili, suscitando sentimenti di pietà: “Puureddu, parra sulu”. Gli iscritti a Facebook sono come i cercatori di funghi. Ognuno in mezzo a questo guazzabuglio di parole e di segni cerca qualcosa, ma finisce col trovare il nulla. Come un cercatore di funghi, appena ne trova qualcuno lo gira e rigira tra le mani, per poi riporlo nel paniere del dimenticato con scritto “ mi piace”.E la ricerca continua inutile, futile, talvolta oziosa. Finché finalmente arriva qualcosa d’imprevisto: l’invito a giocare :E’ l’unico momento “propositivo” di Facebook, perché fa regredire. Arturo mi vuole, Maria mi cerca, Salvatore m’invita, Andrea mi corteggia, Fabrizio mi assilla, Camilla mi tormenta, ognuno col suo gioco “intelligente”, “istruttivo”, “ pedagogico”. A dare ascolto a tutti non si avrebbe nemmeno il tempo di soddisfare i propri bisogni fisiologici. Navigare su facebook è come trovarsi in mezzo ad una folla. V'immaginate un tale che camminando per strada, battendo la mano sulla spalla di uno che non conosce gli chiede: “Vuoi giocare? E’ ciò che su Facebook avviene a tutte le ore del giorno e della notte. Poi c’è “a cummari” che chiede all’altra se “ ‘nto stufatu” è consigliabile aggiungerci un po’ di “strattu” o colei che la mattina c’informa che ha una terribile emicrania o chi ci informa che sta uscendo per farsi una passeggiata col suo Fufi. A volte sembra d’affacciarsi al balcone di uno stabile in condominio e ascoltare, ascoltare, ascoltare…..lamenti, facezie, allusioni, confessioni, sfoghi. Qualcuno insinua che gli alieni son frutto della nostra fantasia. Gli alieni siamo noi, siamo i milioni che usiamo facebook: non ci conosciamo o quasi, dialoghiamo senza ascoltarci, guardiamo dentro questo grande specchio, ma vediamo solo noi stessi e parliamo da soli. Ci illudiamo che il mondo ci ascolta, ma in verità ciascuno è impegnato ad ascoltare se stesso. Facebook ,però, un risultato l’ottiene: ci sottrae tempo per una sana, intelligente, istruttiva lettura e ci catapulta in un mondo fatuo, dove il tempo trascorso è un contenitore vuoto o tutt’al più pieno di facezie. Invidio la massaia che, un tempo, affacciandosi al balcone chiamava la dirimpettaia con la quale scambiava discorsi interminabili, ma pieni d’umanità. Quelle sì che si conoscevano, si comprendevano e si aiutavano. “Cummari l’hai ‘na testa d’agghiu?. Oggi me maritu voli mangiari pasta, ogghiu e pipiruncinu”. Con facebook tutto questo nemmeno te lo sogni. Saro Pafumi FB 30.10.2014
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