La tecnologia: medicina o tossina?
Di che cosa avere paura? Una domanda alla quale si danno mille
risposte. La fame, il freddo, le malattie, la morte? Ciascuno di noi ha il suo
credo. In quest’analisi profondamente umana, antica, spietata senza una ragionevole
risposta, manca qualcosa di estremamente attuale, che condiziona più di tutti
la via dall’uomo moderno: la tecnologia, un mostro dalle infinite teste e dai
mille tentacoli, che abbraccia, avvolge, soffoca il nostro vivere quotidiano. Oggi
tutto si muove all’insegna della tecnologia, dal telefonino, all’auto, dagli
elettrodomestici, alle attrezzature sanitarie, dalla carta di credito,
all’autoclave, all’apricancello. Non c’è azione umana che non sia regolata da
questi infernali marchingegni, senza i quali non si può uscire persino da casa,
né rientrarvi. Schede, sim, microchip sono come i papiri degli antichi Egizi.Tutto
ruota attorno ad essi. Archivi, testi, contabilità, macchinari. Dalla pianta
palustre, il papiro,alla scheda elettronica vero cervello artificiale, che un
giorno non lontano potrà sostituire anche il nostro. Siamo preparati a queste
continue innovazioni, che, giornalmente, ci accompagnano, ci assistono, ci
condizionano, ci frastornano e ci assillano? Conviviamo e viviamo con l’incubo
della tecnologia. Il telefonino non carica., l’autoclave ha “bruciato” la
scheda. Il pulser dell’auto non manda segnali. Il computer s’impalla,
l’ascensore è bloccato al terzo piano. Anomalie tecnologiche che diventano
malattie del nostro essere. La mattina appena alzati, per chi possiede uno dei
tanti elettrodomestici in casa o apparecchiature elettroniche in ufficio la domanda
è sempre la stessa: cosa non funzionerà, oggi? Le soluzioni non sono a portata
di mano. I tecnici esperti mancano, quelli improvvisati abbondano. I prezzi dei
ricambi sono impossibili, quanto il costo dell’intero macchinario di una volta.
E la manodopera? Tariffe da capogiro. Un fulmine, che prima poteva schiantare
un albero, oggi può mettere in crisi un intero sistema tecnologico, una
banalissima “condensa” un macchinario elaboratissimo. E con la tecnologia è
affiorato un nuovo analfabetismo Una generazione non basta a formare elementi decisamente
capaci di saper mettere le mani in queste moderne diavolerie. Si ha nostalgia
del passato, quando la meccanica imperversava. Bastava dare una martellata
sulla “parte svogliata” e il motore ripartiva meglio di prima. Oggi quella “martellata”
il progresso l’ha inflitta alla nostra libertà, perché ci ha resi analfabeti,
succubi di uno stupido semplice pulser, ma soprattutto schiavi dalle nostre
invenzioni. Abbiamo saputo costruire una gabbia intelligente attorno al nostro
vivere quotidiano da rimanerne prigionieri. Si può essere schiavi del bisogno,
della passione, dell’ideologia, del potere, ma restare schiavi della nostra
stessa intelligenza, travestita da falso progresso, è regredire. Morire di
troppa tecnologia, una nuova malattia che incomincia ad affliggere il nostro
mondo vitale. Saro Pafumi. FB 16.01.2015 Pubblicato su La Sicilia 30.
01.2015
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