domenica 28 ottobre 2012

Corrispondenza da Linguaglossa: Piano Provenzana, 10 anni d'immobilismo

Corrispondenza da Linguaglossa: Piano Provenzana, 10 anni d'immobilismo: Prima di scrivere, in occasione del decennale della distruzione di Piano Provenzana (27 ottobre 2002- 27ottobre 2012), questa lettera a Lo d...

Piano Provenzana, 10 anni d'immobilismo

Prima di scrivere, in occasione del decennale della distruzione di Piano Provenzana (27 ottobre 2002- 27ottobre 2012), questa lettera a Lo dico a La Sicilia”, mi sono chiesto se fosse il caso, perché di Piano Provenzana, in questi lunghi anni, si è parlato e scritto abbastanza, senza, purtroppo, venire a capo della situazione. Mi riferisco alla ricostruzione delle infrastrutture che dovrebbero fare da cornice agli impianti scioviari che, con notevoli sforzi finanziari, sono già una realtà. Una realtà monca, però, certamente non sufficiente a riportare il comprensorio agli antichi splendori. Dopo dieci anni d’immobilismo e d’incertezze, credo sia giunto il momento che l’amministrazione comunale faccia conoscere alla cittadinanza il programma dell’intera ricostruzione (alberghi e ristoranti). In questa legittima richiesta non c’è alcuna vena polemica su eventuali responsabilità e ritardi. C’’è, invece, nella cittadinanza linguaglossese, il legittimo desiderio di “conoscere”, perché ciascun cittadino ha il diritto di programmare il proprio futuro che in massima parte dipende dal decollo del polo turistico Etna Nord al quale la storia di Linguaglossa, da quella economica, a quella sportiva, da quella turistica a quella politica è profondamente legata. Dopo dieci lunghi anni Il timore che l’attuale situazione di stallo permanga è diffuso e fondato. Il ritardo è sintomo di difficoltà e non farne conoscere le ragioni non giova alla cittadinanza, né al potere. Il protrarsi infruttuoso del tempo, poi, induce al pessimismo, In primo luogo perché il tempo perduto ha generato una naturale, inevitabile lievitazione dei prezzi della ricostruzione, aggravata dalla sopraggiunta crisi economica che scoraggia alcun investimento in materia. Così stando le cose c’è il fondato timore che trascorra invano un altro decennio, un lusso che Linguaglossa non può permettersi, vuoi perché Linguaglossa in questi anni ha fatto molti passi indietro, rispetto alla sua storia, vuoi perché eventuali, altri ritardi finiranno col fare precipitare l’intero paese in un baratro, anche se con un piede vi è già dentro. In democrazia porsi delle domande è un diritto, informare un dovere. Sempreché questa antica forma egualitaria e partecipativa di governo abbia ancora un senso.


Pubblicata su La Sicilia il 28.10.12 Saro Pafumi

martedì 16 ottobre 2012

Il " merito" di Monti

Se c’è un merito che va riconosciuto a Monti, oltre all’indubbio prestigio acquisito in campo internazionale, è la comprovata velocità e puntualità con le quali fa piovere le tasse a casa. Ciò dimostra, da quando egli è al governo, che se lo Stato vuole sa risolvere in suo favore con solerzia, efficienza e celerità la soluzione dei problemi che l’assillano. Se in Italia i diritti dei cittadini fossero riconosciuti con la stessa celerità, se il 118 arrivasse con la medesima puntualità, se un esame diagnostico fosse eseguito con tempestività, se una pratica amministrativa godesse della stessa corsia preferenziale consentita alla fiscalità, potremo affermare di vivere nel paradiso terrestre. Al contrario la vita dei cittadini è contrassegnata da attese, rinvii, intralci, lungaggini. Il diritto è concepito come una concessione, la domanda una richiesta di grazia, il disbrigo di una pratica, un favore preceduto o seguito da un dovuto omaggio. Questa palese disuguaglianza comportamentale e temporale tra Stato e cittadino genera in quest’ultimo una giustificata intolleranza verso ciò che concerne lo Stato e assimilati. Si nota quotidianamente nei comportamenti dei cittadini rivolti all’indisciplina, all’intolleranza, come manifestazione di rivincita contro le vessazioni subite con quotidiana puntualità. La rivincita, infatti, non è altro che il tentativo del perdente, dello sconfitto, del vessato di ripristinate l’equilibrio perduto o negato, la voglia di “rifarsi”. E in questo naturale legittimo tentativo l’uomo mette in atto tutte le condizioni, lecite e illecite, rivolte a fargli riconquistare ciò che palesemente, ingiustamente, gli è negato. Piaccia o non piaccia, questo è lo stile di vita degli italiani e lo Stato con la sua condotta contribuisce a rafforzarlo.


Pubblicata su La Sicilia 17.10.12. Saro Pafumi

lunedì 1 ottobre 2012

La famiglia disintegrata

Nell’ultimo scorcio di secolo abbiamo assistito alla totale disintegrazione della famiglia, intesa nel senso antropologico dell’espressione. Quel nucleo compatto, affettivo e solidale qual’ era in epoche passate è andato via via sgretolandosi fino a diventare un raggruppamento di persone tra loro slegate, viventi sotto lo stesso tetto, dove l’individualità egoistica del singolo ha prevalso sul vincolo affettivo di gruppo. La modernità ha introdotto questo virus degenerativo col risultato che la famiglia da gruppo omogeneo, quel’ era fino a poco tempo fa, si è trasformata in associazione puramente economica. La sottrazione del tempo da vivere in famiglia, imputabile a varie ragioni (studio, lavoro, svago, distrazioni, tv.), è la causa principale di quest’effetto degenerativo. I ruoli che un tempo erano efficacemente esercitati all’interno della famiglia dai genitori sono andati sempre più affievolendosi, fino a delegare alla società esterna (scuola in primo luogo) il proprio naturale compito educativo e di orientamento civico. Quella che una volta era intesa e percepita come autorità genitoriale ha lasciato il posto a un autonomo spirito individualistico, in cui ciascuno, all’interno del proprio nucleo, forma un’entità a sé stante, slegata dal contesto familiare. Si è passati da una famiglia patriarcale in cui, per dirla in termini anagrafici, la famiglia era indicata, agli inizi dell’ottocento, con il solo cognome del capo famiglia (il resto dei componenti era un numero) a quella di oggi, scollato nucleo paritario. Una famiglia formata da ragazzi single, che quasi mai parlano al plurale, al cui interno ogni componente si ritaglia il proprio spazio economico e temporale, in difesa della propria autonoma identità.. Non una famiglia ma un gruppo di persone egoisticamente scollegate.


Pubblicata su La Sicilia 01.10.2012. Saro Pafumi