Nell’ultimo scorcio di secolo abbiamo assistito alla totale disintegrazione della famiglia, intesa nel senso antropologico dell’espressione. Quel nucleo compatto, affettivo e solidale qual’ era in epoche passate è andato via via sgretolandosi fino a diventare un raggruppamento di persone tra loro slegate, viventi sotto lo stesso tetto, dove l’individualità egoistica del singolo ha prevalso sul vincolo affettivo di gruppo. La modernità ha introdotto questo virus degenerativo col risultato che la famiglia da gruppo omogeneo, quel’ era fino a poco tempo fa, si è trasformata in associazione puramente economica. La sottrazione del tempo da vivere in famiglia, imputabile a varie ragioni (studio, lavoro, svago, distrazioni, tv.), è la causa principale di quest’effetto degenerativo. I ruoli che un tempo erano efficacemente esercitati all’interno della famiglia dai genitori sono andati sempre più affievolendosi, fino a delegare alla società esterna (scuola in primo luogo) il proprio naturale compito educativo e di orientamento civico. Quella che una volta era intesa e percepita come autorità genitoriale ha lasciato il posto a un autonomo spirito individualistico, in cui ciascuno, all’interno del proprio nucleo, forma un’entità a sé stante, slegata dal contesto familiare. Si è passati da una famiglia patriarcale in cui, per dirla in termini anagrafici, la famiglia era indicata, agli inizi dell’ottocento, con il solo cognome del capo famiglia (il resto dei componenti era un numero) a quella di oggi, scollato nucleo paritario. Una famiglia formata da ragazzi single, che quasi mai parlano al plurale, al cui interno ogni componente si ritaglia il proprio spazio economico e temporale, in difesa della propria autonoma identità.. Non una famiglia ma un gruppo di persone egoisticamente scollegate.
Pubblicata su La Sicilia 01.10.2012. Saro Pafumi
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