La Storia rende immortali, indistintamente, eroi e demoni.
Mi sono sempre chiesto quali requisiti o qualità occorrano per entrare nella Storia. Sicuramente l’avere adempiuto azioni straordinarie o fatto scoperte impossibili. C’è un’altra categoria di persone che entrano anch’ esse nella Storia: coloro che per crimini, atti violenti, delitti contro l’umanità, mafiosi, terroristi e pregiudicati, con le loro azioni eclatanti hanno lasciato il segno. Sono le facce di una stessa medaglia, oro o di latta che sia. Pur sempre sufficienti a rendersi “immortali”. La gran parte degli uomini è destinata a rimanere confinata nella terra di nessuno, dove il tempo copre qualsiasi impronta. Tutto ovvio? Non direi. Sono gli ‘eroi negativi, quelli che la Storia dovrebbe cancellare, a rimanere vivi nella memoria, talvolta più e meglio degli ‘eroi positivi’ C’è sempre qualcuno che ne esalta le qualità rivestendole di luci e ombre, tali da far perdere quel cliché negativo che li caratterizza. Gli esempi non mancano, da quelli storici, a quelli di cronaca. Cesare e Bruto, Romolo e Remo, Caino e Abele o più vicini a noi: Giuliano da bandito a vittima di vessazioni. Per non parlare dei mafiosi esaltatati dai propri contemporanei o ingenuamente rappresentati dalla cronaca e dalla stampa talvolta, come ‘Capo dei capi’ indirettamente esaltandone carattere, forza e qualità. Non c’è dubbio, quindi che non sono solo gli eroi a fare la storia, ma anche i demoni. L’appartenenza ai primi o ai secondi è pura casualità? Se tutto ciò non dovesse bastare, interviene il tempo che copre le azioni positive o negative finendo di confonderli in un sodalizio imprescindibile. Si può discutere oggi o in futuro di Falcone e Borsellino, senza menzionare Riina e Provenzano? Ecco avverarsi la necessità di accostare vittime e carnefici, eroi e demoni, tutti accomunati dall’immortalità. Ora il paradosso consiste nel concetto di “immortalità” definita come ” Permanenza nella memoria collettiva di chi o di ciò che ha espresso sommi valori culturali, estetici, etici”. L’immortalità che tocca ai demoni, ai malvagi, ai violenti ‘ come andrebbe definita, se essa conserva nel tempo la stessa ‘valenza mnemonica’ degli eroi positivi? Quale differenza? Il giudizio? Ma il giudizio non attiene al tempo, perché l’immortalità ne prescinde. L’essere ricordati, nel bene o nel male, è “una conquista” che entra nella Storia. L’aspetto paradossale è che nella Storia si entra in entrambi i casi, poco importa se per meriti o per mostruosità. La Storia,purtroppo, rende immortali, indistintamente, eroi e demoni. Tutto il resto dell’umanità è destinato all’oblio.
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