I vigneti sono i tesori della Valle dell’Etna.
I
vigneti, un tempo abbandonati, si sono riappropriati del loro habitat,
ripristinando in meglio l’antica, magica fisionomia paesaggistica del
territorio etneo, con le loro forme e colori.
Un triangolo di territorio etneo, che va da Linguaglossa a Randazzo, passando
per Castiglione di Sicilia. E’ un vero piacere percorrere la strada dei vini,
dove fioriscono i vigneti, un quadro che in autunno raggiunge la sua massima
magia, per sfondo il massiccio dell’Etna, colorato di bianco, che si staglia
all’orizzonte.
I rossi pampini, merletti che dolcemente impallidiscono nel giallo oro, sono
l’immaginario sogno d’un pittore o il tramestìo solforoso del ventre del
vulcano. Tra quelle viti, che l’autunno rende rosso sangue, c’è Cristo, la sua
croce, il lavoro di mille braccia, la fatica, la gioia e lo stupore per un
raccolto, quando va bene..
La simmetria, l'affascinante cromaticità estiva e autunnale, la quasi religiosa
geometria che esprime un vigneto non ha uguali in natura. E il nettare che se
ne ricava non è il prodotto finale, perché una volta consumato, rigenera
l’anima mortale.
La vite nella sua umile veste interpreta un rango floristico egualitario, cui
dovrebbe ispirasi l'umanità nel suo insieme. Un’eguaglianza arborea che si
differenzia nella diversità della specie (nera, rossa, bianca, fragola,
asprigna ecc.) ma che nell'insieme è armonia, fratellanza, come quando un
tralcio si allunga, quasi per dare idealmente la mano a quello che gli sta a
fianco.
La vite è come la madre, bella e dolce al momento del parto, con i suoi mille
grappoli d’oro. Trovarsi ad ammirare questo spettacolo della natura, primavera
o autunno che sia, è una delizia degli occhi e dell’anima, un miracolo della
natura.
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