L’odio in politica
E’ del tutto normale che in politica vi siano opinioni diverse, che talvolta accendono gli animi, coinvolgendo i protagonisti in una lotta senza quartiere. Le differenti opinioni comportano, di norma, la voglia di demolire le idee altrui e spesso persino l’intelligenza altrui. Tutto questo rientra nella normalità di una sana dialettica, ma a volte questi limiti si travalicano e trascinati dall’onta di una cieca passione, si sconfina nell’odio. E’ ciò che avviene spesso nei linguaggi politici, con il conseguente decadimento del dialogo, che diventa incivile e diseducativo.
Se l’odio, inteso come forte e persistente avversione, che si può spingere fino a desiderare il male altrui, si può in un certo senso giustificare nelle dittature, dove il dissenso non è ammesso e avversato e talvolta pagato con la morte o la persecuzione, in un regime democratico, dove tutto è regolato dal confronto e sottoposto alla valutazione di un voto elettorale, non è giustificabile, eppure persiste e in Italia è presente.
Chi ne è affetto dovrebbe capire che questo sentimento confligge con la democrazia, quella democrazia, che a parole agogna, ma nella sostanza nega. Una contraddizione che svela la limitatezza di certi leader politici, che li fa diventare piccoli ‘eroi’ di un giorno e figli dell’effimero.
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