La rivoluzionaria protesta
per l’acqua delle nostre madri.
Quasi annualmente
qualcuno ci ricorda la protesta delle nostre madri per il diritto all’acqua
nelle case. La loro forza e il loro coraggio, anche per le dolorose conseguenze
derivatane: l’arresto di molte di loro. Che cosa è rimasto in noi di
quell’insegnamento? Niente, se non la vana, ripetuta consolazione di un ricordo
perduto nel tempo. Fumose parole, le nostre di oggi. Non c’è da stupirsi se nel
nostro tempo non s’incontrano persone di quel calibro e mi riferisco agli
uomini, i soli che dovrebbero essere votati alla lotta. Tanti problemi irrisolti nel
nostro paese, triti e ritriti, inutili elencarli. Mai un accenno alla loro
soluzione, nemmeno il tentativo di provarci. Il perché è presto detto. La colpa
non è delle amministrazioni avvicendatesi, ma di quell’inutile matita con la
quale è vergata la scheda elettorale. Un gesto all’insegna di una vacua scelta, motivata da ragioni per
niente attinenti al contenuto. Lo dimostrano le tante tornate elettorali, in
cui ha vinto “il mediocre” a scapito di chi poteva fare di più o almeno
provarci. Quell’amministrazione che abbiamo votato non è altro che l’impasto di
noi stessi, un miscuglio di frasi fatte, modi di dire, incongruenze, apatia,
ignavia, pomposità, ma nulla di concreto. Inutile rifarsi, ricordare e godere
delle coraggiose vicende delle nostre madri. Dobbiamo, tristemente ammettere
che siamo fatti di tutt’altra pasta. A noi basta blaterare.
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