Alcune riflessioni sul Museo Messina a Linguaglossa
Con
questa mia personalissima opinione non vorrei sollevare nessuna polemica, ma
contribuire a cercare una dignitosa soluzione al Museo Messina. restituendolo
alla sua vera, autentica vocazione. Se è vera la tesi di Sgarbi, con la sua
lectio magistralis, che, nell’attuale sede del museo, Messina è un fantasma,
aggiungo di mio, che tale è stato anche in vita, quando a Linguaglossa
preferiva le visite notturne, forse per non vedere i visi famelici dei suoi
compaesani: Non si comprende, infatti, perché il Museo debba prendere il nome
di questo ‘fantasma’, giacché la sede è spoglia di sue opere, quando, invece, è
il Maestro Incorpora, con le sue magistrali opere, il vero dominatore del
museo, frutto dell’esclusivo impegno della sua famiglia, in termini economici e
organizzativi. Questa “bolla d’aria” rappresentata dalle mancate opere dello
scultore, se si escludono due/tre quadri in fotocopia e un catalogo, peraltro
generosamente regalato dall’amico Roberto Trefiletti, la sede va riempita con
l’acquisto di alcune opere dell’Artista, alcune delle quali sono certamente
economiche, almeno per fornire al visitatore ‘il profumo' della sua arte. A tal
fine una raccolta di fondi cittadini potrebbe alleviare il Comune dall’esborso
di spese non facilmente reperibili, risparmiando il museo, così intestato,
dalla sua funzione di ‘ uccello di richiamo ’ che non onora, in primo luogo
l’Ente e l’intero Paese e svilisce persino le altre opere esposte. Purtroppo a
Linguaglossa siamo abituati a certe mistificazioni, premiando più l’apparire
che l’essere. Ne è esempio quella stolta insegna che campeggia ai quattro
canti: “Antica vineria del’Etna”, che va tempestivamente rimossa perché
contiene una spudorata menzogna storica e su quest’argomento gli esempi non
mancano, specie nell’ambito alimentare (la salsiccia al ceppo, di antica
fattura per tacere di altre specialità). al solito “l’ìntellighenzia” leggendo
queste righe riparlerà dei quadri d’Incorpora, fiore all’occhiello del sito
anzidetto, volutamente tralasciando di confrontarsi sul tema vero, qual è
quell’imbroglio sublime che si chiama Museo Messina.Sarebbe ora di scegliere se
fare diventare il Museo Messina degno del suo nome o liberarsi di quest’ospite
incomodo, restituendolo alla sua reale funzione, quello di onorare un Artista,
il Maestro Incorpora e la sua impareggiabile arte, che non richiede alcun
supporto, splendendo di luce propria, specie ora che i suoi familiari, grazie
ad una accorta, elegante e intelligente campagna promozionale, hanno saputo
fare assurgere la figura del padre/artista, a dimensioni sopranazionali. L’attuale
situazione presenta molti lati negativi sugli effetti psicologici dei visitatori,
perché la delusione di non trovare traccia alcuna del Messina, lascia un amaro
retrogusto, che sminuisce l’importanza del sito e delle opere che contiene.
Ritengo che sia arrivato il momento di uscire da questa mistificazione,
sfruttando l’occasione che di qui a
poco,il museo dovrà ospitare, a quanto è dato sapere, una quarantina di opere
donate alla cittadinanza da un altro Artista compaesano, Mario Vasta,la cui
attività artistica, ha trovato un giusto riconoscimento in campo nazionale.
Un’occasione peraltro che arricchisce la portata culturale del museo, che
esalta due Artisti, maestro e alunno, che la vita ha accomunato, non soltanto a
scuola, ma nella vita e nell’arte.
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