venerdì 22 settembre 2023

I struiti

 

I struiti.

Molti emigrati che tornano in paese per le ferie, storcono il naso a tutto ciò che vedono. Ci ricordano ciò che non funziona, dispensando consigli a destra e a manca. “Quello ha parcheggiato sulle strisce pedonali”; ” Quanta cartaccia per le strade”; “ Troppi rumori per le vie”; “Nessuno che rispetta la fila”.Sono i nuovi “struiti” con la terza elementare, il vestito nuovo, il Toblerone in tasca e l’auto con la targa estera, che ci ricordano i nostri doveri, snocciolando critiche, osservazioni, consigli. Come quel tizio che mal sopportando il vocìo sotto casa chiama il maresciallo per porvi riparo. E questi, assodato il fatto, consiglia all’insofferente di sopportare il vocìo, perché “qua non siamo in Svizzera”.Una risposta ritenuta provocatoria,eppur sincera, se si pensa che da noi, discutere a voce alta e gesticolare fanno parte del nostro DNA. Costoro mentre ci ricordano i nostri difetti, dimenticando da dove provengono e come hanno vissuto prima di espatriare, sorvolano sui nostri valori. Per esempio dimenticano che quando ripartono,il quartiere si fa in  quattro: chi aiutando a caricare le valigie, chi regalando mostarda o cotognata, bottiglie di salsa fatta in casa, vino e olio, perché la loro partenza sia lieve e non sofferta. Una solidarietà impensabile nella loro nuova patria, dove, se cadi, svenuto ai piedi   di qualcuno, sei evitato, come un appestato e se abiti in condominio, non si conosce il colore degli occhi di chi abita accanto. Alla categoria de “ i struiti” c’è chi orgogliosamente torna con l’accento continentale, acquisito solo per avere fatto il bidello nel torinese e a ogni parola, ci aggiunge il ‘neh’.Un modo per cancellare l’idioma‘alla crapara’ di dove si é nati. Un ritrovato riscatto sociale che dura il periodo delle ferie, perché ritornati all’estero le frustrazioni dell’emigrato, riemergono tali e quali il primo giorno.

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