Quel lungo
lamentoso latrare.
Or che grilli e cicale, nascosti tra le fronde di un platano fiorito, hanno
smesso il canto del loro orchestrato frinire,
un prolungato, lamentoso latrare buca l’oscurità di questa calda notte
d’estate. E’ la voce di un solitario cane, che si disperde tra le nuvole sparse
nel firmamento. Forse ha un nome quella voce che squarcia il silenzio: un
profumato fiore coltivato nel cuore, che il vento, tra monti e valli, trascina
via. Nessuno coglie tanto richiamo e il latrare or si fa prolungato, triste
canto. Come vorrei poter rispondere a tanto tormento, ma le mie umane spoglie
non mi consentono tale lenimento. Accomunati dalla voglia di armoniosa
compagnia, or siamo in due a patire questo tormento, che nasce dal cuore e si
trasforma in corale armonia. Quel latrato più che un canto è un romanzo
d’amore, e il mio eco, che l’accompagna, un’ode al sole, perché il nuovo giorno
sia aperto alla gioia e all’umano calore.
Nessun commento:
Posta un commento