giovedì 24 agosto 2023

Femminicidi e libertà di stampa

Femminicidi e libertà di stampa.

La frequenza con la quale accadono fatti di sangue, con particolare riferimento ai femminicidi, suggerisce alcune riflessioni. Siamo certi che questi odiosi delitti non siano, in parte, effetto di emulazione? Le leggi fasciste, per ovviare a quest’inconveniente, ordinavano la censura di stampa. Oggi tale regola sarebbe impensabile, a fronte di una libertà di stampa senza limiti. Senza scomodare libertà di stampa ed emulazione, si colgono, negli effetti, certe differenze tra i delitti di ieri e quelli di oggi. Le morti violente di ieri lasciavano uno strazio indicibile nelle famiglie colpite dall’evento e una scia d’amarezza e di sgomento nell’opinione pubblica, che a quel dolore partecipava in forma indiretta. Le morti di oggi hanno assunto, invece, una rappresentazione spettacolare e parossistica, che trova nella televisione la sua massima espressione, spesso ricca di stupefacenti informazioni sui mezzi e modi di esecuzione dell’evento delittuoso. Così la cronaca televisiva di un delitto diventa narrazione, dove i protagonisti non sono attori professionisti, ma i familiari, i vicini di casa, i testimoni oculari, la stessa vittima attraverso la cui vita “eviscerata” e raccontata, diventa essa stessa inconsapevole protagonista post mortem del” racconto televisivo”.Una narrazione- spettacolo che perde la sua contemporaneità per diventare passato, storia, e il dolore, un “patos dominato”.Poiché il cliché di questi delitti è il medesimo e ripetitivo, nell’animo dello spettatore si viene a creare una forma di assuefazione al delitto, come elemento ineluttabile nella società d’oggi. Dall’ineluttabilità alla normalità il passo è breve e l’assuefazione, il risultato finale.  Tornado al quesito di prima(emulazione e leggi fasciste), non è pensabile che questi fatti abbiano la loro genesi nell’emulazione? Come combatterla? Non certamente ritornando al passato. Ma abbassando il volume della TV.  La notizia è la comunicazione di un avvenimento considerato degno di attenzione, comunicazione e diffusione, ma il “condimento”, spregiudicato,talvolta cinico, con cui è infarcita la notizia è un’altra cosa. Dario Argento come maestro del macabro e Hitchcock in quello del brivido, impallidirebbero oggi davanti a certe trasmissioni televisive. 

 

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