Di
necessità,virtù.
Inutile rimanere perplessi o resistere di fronte a certe posizioni
culturali che quotidianamente sorgono nella società, in tutti i campi del
vivere civile. Si finirebbe con l’essere considerati retrogradi, razzisti, o
peggio ancora fascisti. Conviene piegarsi alle novità, anche se poco o per
nulla gradite, rientrando nei ranghi di che queste novità vuol affermare. E
così occorre accettare che uno studente malmeni, verbalmente o fisicamente il
proprio insegnante; che chi non può progredire, usi l’utero in affitto; che
sulla carta d’identità sparisca il genere; che la famiglia per chiamarsi tale
non richiede la presenza di un padre e di una madre; che la croce è un simbolo
divisivo; che il congiuntivo va a farsi benedire. Insomma occorre accettare il
principio che la luna è la luna e le sue fasi lunari, un particolare senza
senso. La vita è un continuo divenire, uno scorrere senza fine, un nascere e
morire, un accettare tutto e il contrario di tutto. Un dinamismo culturale, secondo cui non esiste una cultura
superiore alle altre, ed è quindi necessario sviluppare un atteggiamento di
rispetto nei confronti di ogni tipo di cultura e di condotta. Da qui la
necessità di accettare l’utero in
affitto, la negazione del genere, due genitori dello stesso sesso, l’abbandono
del congiuntivo e persino l’aggressione
verbale o fisica di un insegnante. Ciò che per secoli è stato ritenuto
una certezza va rinnegato, per fare posto a una nuova ideologia, il
permissivismo, ossia a tollerare, senza condizioni, ogni libertà di
comportamento, che in pratica si traduce in un suicidio culturale. In queste
condizioni si giustifica il nove in condotta allo studente che ha ferito
l’insegnante,in nome di una coerenza che nei fatti,piaccia o no, deve trovare
la sua corrispondenza. Di tutto questo andiamo fieri.
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