venerdì 18 agosto 2023

Non occorre andare a teatro

Non occorre andare al teatro.

 

Non occorre andare al teatro occorre andare al teatro greco di Siracusa per assistere alla rappresentazione di una tragedia greca, basta recarsi in un qualunque ufficio postale nei giorni in cui si pagano le pensioni.

Ci sono tutti gli ingredienti delle tragedie greche: la scena, ossia l’ufficio postale tetro e grigio, nonostante gli apparenti allegri colori; il dramma rappresentato dalle storie personali; il “mitos”, il racconto variegato della gente; i personaggi con la loro dimensione psicologica; il rito sacrificale, ossia la snervante attesa; le voci belanti, rappresentate dal lamentoso canto corale (Nun s’inni po’ cchiù! Nun s’inni po’ cchiù!) e naturalmente, sulla bocca di molti, Zeus nella persona del Presidente del Consiglio, ora padre, ora patrigno; infine, come in ogni tragedia che si rispetti, il momento della sublimazione che coincide con la riscossione della sospirata pensione.

Ogni tragedia così come “ogni coda in attesa” è fatta di storie e personaggi variegati.

C’è il contadino che ti delizia partecipandoti la notizia che andrà a seminare una cinquantina di “cucuzzi”; l’anziano che t’indica la parte del corpo che, ahimè, lo tormenta; il disabile con la lastra delle radiografie in mano, quasi a giustificare la sua presenza; “donna Pippina”accompagnata dalla figlia, la quarta di cinque, a gestire “quel mese” la pensione della madre, costretta  a girovagare, quest’ultima, con il libretto della pensione in mano nelle case dei figli che a turno l’ospitano.

Tra un libretto della pensione che si apre e un altro che si chiude sotto gli occhi dei seriosi impiegati il coro intermezza il canto: “Semmu cca ppi pigghiari sti quattro sordi!

Cui segue il controcanto: “a virità, ppi chiddu cca ci dununu, mancu u tempu cca si perdi!”

Più che persone sembrano fantasmi travestiti da personaggi, ognuno con la propria storia, banale che sia, ma piena di patos, come lo sono tutte le tragedie.

Trovarsi in fila alle poste, con il libretto della pensione in mano, è essere Prometeo, Andromaca, Fedra o Medea.

Basta scegliere un personaggio a caso, perché nel bene o nel male tutti noi somigliamo a qualcuno di loro, nonostante siano passati venti secoli e più.

In Edipo a Colono di Sofocle si sente il coro

 

che canta: “Non nascere, ecco la cosa migliore, e se si nasce, tornare presto là da dove si è giunti.

Quando passa la giovinezza con le sue lievi follie, quale pena mai manca?

Invidie, lotte, battaglie, contese, sangue e infine spregiata e odiosa a tutti la vecchia”

Quella vecchia che lo Stato vuole cancellare per non averti a carico.

Un’eterna lotta che l’uomo combatte con se stesso o con gli altri: una condizione umana che le tragedie greche ci ricordano essere sempre attuale.

 

 

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