L’Etna e la formica.
La natura ci ha fornito i sensi, tra questi la vista, che non serve solo a vedere o guardare, ma soprattutto a osservare. E’ questa speciale funzione che dobbiamo esercitare per capire l’essenza delle cose. L’Etna, questo imponente colosso, che si apre ai nostri occhi, se non altro per la sua maestosa mole, ha ispirato numerosi scritti, da poter riempire un’enciclopedia. Una formica che per dimensioni al suo confronto, sparisce, sembra poterci suggerire poche righe. Eppure se si ricorre all’osservazione e si mettono a confronto queste due entità incomparabili, migliaia di pagine si possono scrivere con dovizia di particolari, ora sull’una, ora sull’altra entità. Dinanzi all’osservazione le dimensioni non contano. Seduto in terrazza sulla mia sdraio, osservavo, estasiato, la montagna e nonostante fossi nato e vissuto alla sua ombra, non riuscivo a distogliere lo sguardo da tanta bellezza. Finché non mi accorsi che una formica circolava smarrita attorno alla sdraio, forse in cerca di una direzione che non trovava. Catturato dai movimenti di quella formica, il mio sguardo dondolava tra essa e la montagna, non volendo perdere nessuna delle due presenze, che mi fornivano sensazioni diverse. I miei occhi avevano finito di vedere o guardare. Erano entrati nella fase dell’osservazione, per conoscere meglio ciò che mi stava davanti, trasmettendo infinite sensazioni al mio animo. Immaginavo la montagna, questa entità inerte, ribollire al suo interno, sì da trasformarsi in materia viva e pensavo che anch’essa avesse un’anima: il fumo, le fiamme, i lapilli, il magma, il linguaggio, forse, con cui tentava di dialogare con noi mortali. Una consolazione per la mia anima. La formica che si aggirava smarrita, mi ricordava, invece, la sorte di noi uomini, impegnati in un farneticante ballo quotidiano tra alienazione e anomia (assenza di legge, regole e norme), che ci hanno fatto perdere direzioni e dimensioni materiali e spirituali. L’osservazione mi aveva fornito la chiave per conoscere e approfondire queste due entità assai diverse, l’Etna e la formica, incomparabili, ma entrambe indispensabili per conoscere la vita, quest’astronave, che ci conduce verso una direzione, che, come la formica, cerchiamo.
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