Il futuro che ci attende.
Immaginiamo per un momento cosa potrà avvenire in questo nostro paese, Linguaglossa, finite le feste religiose, che quest’anno hanno avuto una felice espressione, dovuta alla ricorrenza del centenario dell’eruzione. Seguirà senz’altro un periodo sabbatico, dovuto anche al fatto che l’arcipretura del Can. don O.Barbarino si avvierà alla conclusione. Un Arciprete, che non saprei come definire, se Monsignore, Pastore, regista o scenografo, tante le qualità che interessano la sua poliedrica attività. Raccogliere l’eredità di tanto successo è difficile e l’attività del nuovo Arciprete risentirà sicuramente di questo confronto. Da qui i miei personali auguri a chi subentrerà in questa nuova, impegnativa missione pastorale. Confesso che con don Orazio Barbarino il mio rapporto é stato difficile, quando ho capito che per carattere e carisma amava circondarsi più e solamente di ‘soldati’, essendogli poco graditi graduati o comunque persone che potessero esprimere qualcosa di personale. Poiché non ho fatto il servizio militare, tale modo di operare lo trovavo incomprensibile e da qui la mia scelta di seguire le sue lodevoli iniziative dall’’esterno, magari qualche volta non in sintonia col mio pensiero, come per esempio il tentativo di ‘agatinizzare’ la festa del nostro Santo Patrono o di introdurre la moda paganeggiante delle ‘cannalore’, tanto amate dai catanesi, ma estranea alla nostra cultura paesana. Padre Barbarino, non me ne voglia, se trovo l’ardire di scrivere quel che penso. Come soldato non l’avrei fatto, ma come uomo libero, riconosco legittima, questa mia personale opinione. Bando alle chiacchiere e alle mie personali opinioni, resta comunque assodato che la gestione della Chiesa locale ha vissuto sotto il patrocinio del Can. Don O. Barbarino, una stagione di splendore, raramente ripetibile. Se pensiamo che tutto questo avrà fine e le festività religiose ritorneranno, se ritorneranno, al ritmo di prima, non c’è da rallegrarsi,anche per il fatto che le iniziative laiche non esistono o sono contrassegnate dalla presentazione di qualche libro, la cui locale utilità si estingue nel momento in cui gli astanti lasciano la sala del convegno e si spengono le luci. Se fino ad oggi Linguaglossa ha avuto una sua spiccata visibilità, questo merito va ascritto, occorre riconoscerlo, all’attività infaticabile e poliedrica del nostro Arciprete, regista e scenografo. Da qui il mio invito alla cittadinanza di rimboccarsi le maniche e raccogliere in parte l’’eredità che ci ha lasciato Don O. Barbarino. Non dico migliorando quanto é stato realizzato, cosa molto improbabile, ma almeno proseguendo sulla linea fin qui tracciata.
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