La sindrome dell’arto fantasma
A Linguaglossa, la cui sorte abbiamo a cuore, moti siamo affetti dalla “sindrome dell’arto fantasma” che consiste, in medicina, nella sensazione anomala di persistenza di un arto dopo la sua amputazione, avvertendone la sua presenza, accompagnata da percezioni dolorose, come se l’arto fosse a suo posto. E’ quanto avvenuto a molti di noi, dopo l’eruzione del 2002, che, amputando parte del territorio e le infrastrutture in cui era ubicato il cuore turistico del comprensorio, ha mantenuto in noi l’illusione della loro permanenza. E, come le persone, reduci da un’amputazione che tale sindrome vivono sulla propria pelle, anche noi avvertiamo formicolii, sensazioni dolorose ( crisi economica e d’immagine, scarsa presenza turistica) che si traducono in sterili discussioni, speranze, propositi, ma nulla aggiungono alla realtà del fenomeno che è e rimane parte mancante di noi stessi (un arto fantasma appunto), nella quale identifichiamo il nostro sviluppo, ma solo come realtà virtuale cui credere.
Per la cura di questo “dolore neuropatico” che affligge gran parte della popolazione, ed in particolare gli operatori turistici del settore, nonché la stessa amministrazione comunale che rappresenta e compendia questi molteplici interessi, la terapia non può che essere una sola: rimboccarsi le maniche e lavorare alacremente alla ricerca di programmi seri e convincenti e di gruppi o cordate che possono trainare il territorio, verso la rinascita da tanti auspicata.
Avvertire solo i sintomi della “sindrome dell’arto fantasma”, non operando in concreto, equivale a rassegnarsi di rimanere “monchi” di qualcosa (la montagna, come volano di sviluppo) che nel bene o nel male rappresenta “un’appendice” del nostro essere linguaglossesi.
Nessun commento:
Posta un commento