I mangiarizzi.
Certo che non ci facciamo mancare nulla in queste feste religiose. Se esistessero ancora le ‘maidde’, penso che affonderemmo le mani nei maccheroni al sugo, fatti in casa, riempiendoci anche le tasche, pur di ‘scifuniari’ queste prelibatezze casalinghe, come nel film Miseria e nobiltà. Del resto si sa, se c’è un momento in cui si riesce a socializzare, questo è rappresentato dalla convivialità. Quello della pancia è un linguaggio universale. Non si spiegano diversamente le numerose sagre, che precedono e seguono tutte le feste religiose, veri ‘mangiarizzi, all’insegna anche di pane, crusta e muddica, purché si attivi il sistema masticatorio. Nessuno, però, che pensi al povero Santo o Santa, assiso/a sul suo alto scranno, al quale il suono di quella rumorosa, sgradevole masticazione collettiva, possa generare in lui/lei, che ha perso il corpo, ma non l’anima, ciò che di solito avviene nella persona normale: fastidio, nervosismo o talvolta aggressività. Ciò che conta in queste manifestazioni religiose goderecce è dimostrare l’attaccamento alla fede, accompagnata dal sapore del peccato, la gola. Un intruglio di spirito e corpo, quest’ultimo rappresentato dal ventre dilatato, protesto e volgarmente fragoroso, che presto si svuoterà, al grido liberatorio: ” Viva il Santo del paese !”.
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