Il Corpus Domini com’era e
com’è
Ricordate le strade dei paesi, un tempo agghindate per la
festa del Corpus Domini con fiori d’odorosa ginestra raffiguranti soggetti
religiosi? Uno spettacolo di profumi e colori, ai quali qualche fedele aggiungeva,
appesa al balcone, tra corone di luci, la più bella coperta della dote
matrimoniale, quella che la madre aveva ricamato per anni, alla luce fioca di
un lume a petrolio, da porre sul letto il giorno delle nozze e, dopo, ben
stirata, ripiegata e custodita nella cassa del corredo tra le cose preziose.
Oggi, un po’ perché la fede scarseggia e il tempo corrode
anima e cose, sono finite queste sacre rappresentazioni popolari e il Corpo di
Cristo a volte transita per le vie dei paesi con pochi vecchi fedeli che
sembrano schiere di deportati, Cristi anch’essi, zigzagando tra auto in sosta,
mute spettatrici di una celebrazione che non le riguarda. Altri tempi. Oggi la
frenesia dell’essere, lo sfrenato consumismo, l’esasperato individualismo, la
brama dell’apparire indirizzano altrove i nostri interessi. Le nostre dimore
non aspettano più il Corpo di Cristo, ma la scala di granito, la piscina in
giardino, l’aria condizionata, il suv sotto casa E Cristo ripercorre, solitario
e mesto le strade del paese non più come attore di una sacra rappresentazione,
ma come figurante, mesta parodia di se stesso, tra disattenti residui di ciò
che prima era una folla di fedeli preganti. E le preghiere in chiesa? Sbadigli
che si disperdono nell’aria profumata d’incenso, ora che Cristo riposa sepolto
dentro le nostre anime.
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