Al canto del gallo.
Vi sono diversi modi di
svegliarsi la mattina, a me tocca col canto del gallo.
Ho la fortuna di abitarci a
cento metri, a un di presso, e non c’è sensazione più dolce e salutare che
tendere l’orecchio, in attesa che il pennuto si pronunci sull’inizio della
giornata.
Un pennuto, senza amici,
considerato insolente, eppur, è l’unico che ci augura buon giorno.
L’ora in cui inizia la sua
sagra canora è la migliore della giornata.
Intanto perché i pensieri
sono impregnati della rugiada mattutina, che li rende freschi e lievi e perché
l’aria che irrompe in casa, all’aprir delle imposte, è un tripudio di profumi:
dalla fiorita ginestra, alla dolce zagara o al magico gelsomino e perché non
all’aspro origano, che prendono il posto, nell’orologio dei profumi
giornalieri, di quello appena cessato delle “mirabilis jalapa”,(belle di notte)
i cui fiori si negano al sole.
Nel tripudio dei profumi che
le piante ci regalano, il mattino è il più propizio per godere di questo regalo
della natura.
Anche le piante più povere,
il prezzemolo, il basilico, la salvia, il rosmarino, che mi tengono compagnia
sul davanzale, si sbracciano anch’essi, in questa gara a profumar l’aria e non
son da meno.
E’ quella del canto del gallo
l’ora che il rosso fa timido capolino, là dove il mare si fonde col cielo.
Un rosso che tosto si muta in
bianca luce, accecante, che ci ricorda Qualcosa o Qualcuno che l’uomo cerca da
sempre.
In questa magica resurrezione
della natura s’intrecciano i canti melodici degli uccelli, le uniche creature
viventi cui, è stata donata la libertà, agli umani negata, di stare tra cielo e
terra come creature celesti.
Quello del gallo non è un
canto vano, è un invito a partecipare al rito del risveglio, prima che l’anima
sia inghiottita dalla caligine del giorno.
Nessun commento:
Posta un commento