C’era una volta l’arte della vendemmia.
Leggo con attenzione quanto sta succedendo nel mondo della viticoltura
siciliana e in particolare nella zona etnea, dove sono nato e cresciuto. Ho
avuto la fortuna di nascere in una famiglia che la coltivazione della vite era
fonte di sostentamento familiare e come tutti i ragazzi d’allora seguivo le
vendemmie con lo spirito di chi giovane s’innamora delle tradizioni locali e ne
ricorda con amore lo svolgersi. Nasce spontanea pertanto la differenza con cui
una volta si svolgevano le vendemmie e quelle di oggi. Allora chi vinificava
non conosceva la figura dell’enologo e l’unico strumento a disposizione del
viticultore era il mostimetro col quale si rilevava il grado zuccherino del
mosto, indice di quello alcolico che ne sarebbe derivato. Non esisteva
l’imbottigliamento e il mosto era conservato nelle botti, per poi, diventato
vino, venduto all’ingrosso. Oggi La vinificazione è diventata un’industria, la
coltivazione della terra affidata a mezzi meccanici e della vendemmia di una
volta sono rimasti scoloriti ricordi. .Abbiamo sostituito la ragione alla
poesia,la scienza al sentimento, l’amore per la terra al suo massimo
sfruttamento. Confesso che mi manca quel mondo, l’odore del mosto per le
strade, il trasporto degli otri con i muli, il formicolio dei vendemmiatori per
le strade di campagna , i canti e le ballate dei raccoglitori a sera, dopo un
giorno di fatica, la gioia di vedere defluire il mosto dalle ‘tine’ alle botti
o negli otri. La vendemmia è diventata un’attività industriale, anziché una
solennità corale e il vino,tranciato il suo cordone ombelicale alla madre vite
che l’aveva prodotto,’studiato’,raffinato, ingentilito, reso meno ‘villano’è
diventato un’etichetta da esportare,un bene di consumo per palati più esigenti.
Forse un ‘mezzosangue’ una ‘canaglia’per far soldi. Dentro quella bottiglia
dall’etichetta suadente non c’è più il romanticismo di una volta, ma il
realismo esasperato di oggi. Dentro quella bottiglia non c’è più don Sarbaturi
e tanti come lui che pigiavano con i piedi, la testa e il cuore, ma le
macchine,le astratte formule e composti matematici. Anche gli attributi per
definire un vino sono cambiati. Una volta era ricorrente sentire dire: ‘Questo
vino è ‘spunto’Oggi questo termine è desueto. Questa è la vita, col suo
progresso e le sue infinite, ineludibili distorsioni. Guai a restare confinati
nel passato. si gusterebbe il sapore ‘amarognolo’ dell’oggi. Pubblicata oggi
14.11.2023 su La Sicilia
Nessun commento:
Posta un commento