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Linguaglossa i problemi li risolve la generosità dei privati.
Ci sono voluti oltre dieci anni, perché il sogno di Padre
Di Mauro, già arciprete di Linguaglossa, si avverasse. Aveva collocato, a suo
tempo, su Monte Santo una croce, perché ricordasse l’evento eruttivo del 1923,
ritenuto da alcuni miracoloso, per avere risparmiato il paese, fermandosi la
lava ai piedi del monte. Il progetto prevedeva l‘illuminazione della croce, ma
né la Chiesa locale, né il Comune, né la società civile avevano portato a
termine questo progetto/sogno. E’ intervenuto, come sempre, il prof, S.
Castorina, che in altre occasioni aveva dimostrato il suo mecenatismo verso il
suo paese di nascita, a rendere possibile la realizzazione del progetto
incompiuto. L’iniziativa ha avuto il plauso della cittadinanza ed è inutile
aggiungere che la croce, così illuminata, ha il suo fascino, specie,
paradossalmente, quando, avvolta da un velo di nebbia, sembra una visione
mistica. Da questa vicenda, conclusa felicemente, resta la solita, amara
morale. Nessuno della società civile, quand’è chiamato a risolvere un problema,
che riguarda la collettività, si dimostra disponibile a mettere le mani in
tasca e il Comune, come suo costume, si limita a guardare. In compenso ci
spelliamo, le mani per applaudire, cogliendo i frutti di altrui generosità,
ignorando che il mecenatismo è una condizione di vita in estinzione, in una
società sempre più caratterizzata da bieco egoismo.
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