venerdì 23 aprile 2010

Il senso della misura

“Ci manca il senso della misura”, mi diceva un amico, commentando le statistiche, secondo le quali noi italiani siamo sempre più poveri. In quest’affermazione c’è del vero.
Basta guardarsi in giro o ascoltare i “fuori onda” di chi parla.
A parole tutti ci lamentiamo dello scarso potere d’acquisto di cui disponiamo, ma nei fatti i nostri comportamenti sono diametralmente opposti.
Gli esempi non mancano. Un nuovo modello di vettura cattura subito la nostra attenzione e anche se possediamo un’auto nuova, farci un pensierino non fa male, Il cellulare, anzi i cellulari, meglio se intonati al colore della cravatta o del foulard; i modelli “ultima generazione” sono i preferiti, perché quel che importa non è la comodità, ma la moda; le scarpe, rigorosamente firmate e se “respirano” ancora meglio; quelli dei bambini devono essere con luci incorporate, nell’attesa che esca il modello “sonoro”; che vuoi che sia una pizza del costo di cinque euro portata a casa, che moltiplicata per cinque. quanti i componenti familiari, fa venticinque, l’equivalente di cinque chili di tritato, sufficiente a sfamare una famiglia per un’intera settimana; la benzina costa troppo? Un problema che riguarda chi con l’auto ci deve lavorare, quelli che la usano per passeggiare il prezzo non li riguarda. Con la crisi i consumi rallentano, le commesse diminuiscono e la richiesta di manodopera si fa più rara? Il commerciante e l'artigiano il rimedio lo hanno a portata di mano: il primo se vendeva “cento” a un euro, ora vende “ottantatré” a un euro e venti, il secondo se guadagnava cento euro al giorno per una settimana, con la crisi ne pretende centocinquanta per quattro giorni; i lavoratori a reddito fisso, quelli più penalizzati, ma chi ha un certo potere “il regalino” non lo disdegna, tanto……….. per arrotondare; restano i pensionati. i quali tra figli. nipoti. generi e nuore i soldi nemmeno li vedono, infine ci sono i furbi che guadagnano al netto di tasse e i lavoratori in nero, due volte invidiati: a loro il lavoro non manca, perchè possono essere competitivi e in quanto a pagare le tasse, anche volendo, sono obiettivamente impediti.
Sopra ogni cosa c’è lo Stato e gli Enti che impongono le tasse. A parole sono in favore dei cittadini, ma ogni giorno, aumentano le tariffe, poco alla volta, per non fartene accorgere. Certo il progresso non si può arrestare, si deve solo subire.
Sta a noi trovare come applicarlo, ma è la misura che ci manca.
Pubblicato su Lo dico a La Sicilia il 22.04.2010
Saro Pafumi

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