A proposito di corruzione
Non sorprende per nulla che l’Italia occupi nella classifica
della corruzione un posto di riguardo. Chi ha avuto e che fare col settore
pubblico si è certamente imbattuto in una richiesta di tangente, piccola o
grande che sia, spesso semplicemente tacita. Il dramma è che la tangente non è
richiesta per pratiche particolarmente complicate, ma spesso anche per il
rilascio di una licenza, di un’autorizzazione o più semplicemente di un
certificato. Si è come dire ‘miniaturizzata’, il che la rende immune. E’ come
il raffreddore, tutti ne soffriamo, ma non c’è una cura per evitarlo. Alzi la mano chi non è stato vittima di un
malvezzo così diffuso. La cosa non sorprende, perché la tangente è stata (quasi)
istituzionalizzata. Autore il Prof. Sen.
Monti, quando sancì che omaggiare un dirigente fino a centocinquanta euro, non
era un illecito. Se l’omaggio, anche di modico valore, ‘u prisenti” come lo
chiamiamo in Sicilia, non costituisce reato , il passaggio a qualcosa di più
corposo rientra nell’ordine delle cose. Il cittadino, infatti, è portato a
pensare: se per il rilascio di una semplice licenza, permesso, autorizzazione,
certificazione regalare ceto cinquanta euro non è reato, per un finanziamento o
un appalto” il limite istituzionalizzato” può sembrare un’offesa, meglio,
perciò, adeguarsi al fabbisogno. “U prisenti” è così diffuso nella scala
gerarchica, che è preteso dall’usciere, che, per favorire qualcuno, apre la
porta fuori orario, fino ad arrivare al superiore. Se abbiamo
istituzionalizzato la tangente nella forma miniaturizzata è così strano
occupare un posto di riguardo nella graduatoria? L’uomo, si sa, è ingordo per
natura e chi deve ricevere un favore spesso non bada a spese, quando il gioco
vale la candela. saro pafumi. Pubblicato su La Sicilia oggi 01.02.2016.FB
01.02.2016
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