Perché Linguaglossa non decolla? E’ la domanda che frulla in testa ad ogni linguaglossese. Proviamo ad azzardare alcune ipotesi.
Le ragioni di questo mancato decollo sono varie ed articolate: il carattere, l’indifferenza, la rassegnazione, la mancanza d’iniziativa degli abitanti; la limitatezza del territorio; i vincoli urbanistici;la burocrazia. Alcuni di questi ostacoli o limiti sono presenti in altre realtà cittadine, ma quasi mai assumono forza preponderante come a Linguaglossa.
Il linguaglossese, con le poche dovute eccezioni, ha fatto da tempo le sue scelte: il "posto sicuro” ed è con questa sua spasmodica voglia e certezza che convive.
Si chiami, il posto sicuro , "operaio della forestale” un’occupazione, dove la fatica è poca e la paga più che adeguata rispetto all’impegno profuso; si chiami “ bidello”, un lavoro dove lo stipendio è garantito e la pensione mediamente superiore a quella dell’artigiano o commerciante; si chiami “articolista” quanto basta per sopravvivere, tanto al resto ci pensano papà e mamma; si chiami “artigiano”, un mestiere col quale quello che si guadagna si mette, pari-pari, in tasca; si chiami “ commerciante” un lavoro che crea tanti pensieri, il primo fra tutti, come fare per pagare meno tasse.
Ognuno a modo suo ha trovato, sia pure tra mille difficoltà, la sua strada.
Poi c’è “lo studente" che coltiva illusioni ed infine “lo svogliato” che tra un lavoro saltuario e il ricorso al sussidio della disoccupazione non s’impegna più di tanto.
Le poche iniziative che fioriscono sono, quasi sempre, prerogativa dei forestieri ben visibili in questa realtà cittadina, assai disposta ad accoglierli con gentilezza e garbo.
Il limitato territorio, appena un fazzoletto di terra, soffocato da mille vincoli urbanistici e dalla solita burocrazia impeditiva fa il resto.
In siffatto ambiente umano abituato a scandire il tempo non a giorni , settimane o mesi, ma in anni e decenni la ricostruzione di Piano Provenzana, per fare un esempio, è perfettamente in linea con i tempi.
E’naturale che in un simile ambiente, dove il torpore e la rassegnazione sono endemici, tutto rimanga immobile.
In questo bailamme d’elementi negativi territoriali e caratteriali gioca il suo ruolo l’amministrazione della cosa pubblica, ma anche in quest’ambito ognuno si è ritagliato il proprio ruolo: l’esercizio del potere sul nulla, il soddisfacinento della propria vanità o il misero gettone di presenza che in taluni casi sembra essere la ragione della discesa in campo.
Linguaglossa è pertanto come un’auto col motore acceso, ma in perenne “folle”.
Da quando? La risposta la lascio ai cittadini, se hanno voglia d’interrogarsi.
Pubblicata su La Sicilia il 27.03.2011 Saro Pafumi
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