venerdì 4 marzo 2011

Guardare al passato per costruire il futuro



Spesso guardare al passato aiuta a costruire il futuro.
A cavallo degli anni cinquanta e sessanta, a Linguaglossa, fiorirono varie iniziative che trasformarono il paese, rendendolo più bello ed accogliente: lo “sventramento” di Via Roma, la realizzazione della strada Mareneve, gli impianti scioviari di Piano Provenzana con annesse strutture, la realizzazione di Piazza Giardino, unica piazza “laica” tra le tante intestate a Santi, autentico polmone verde del centro cittadino. Opere che cambiarono il volto di Linguaglossa, catapultandola tra i centri a vocazione turistica. Da piccolo centro agricolo, Linguaglossa, grazie ai suoi illuminati amministratori, ebbe un notevole incremento, i cui effetti ancor oggi ( eruzioni permettendo) sono evidenti.
Con l’inizio degli anni ottanta Linguaglossa inizia a sprofondare nel suo letargo, in parte, forse, perché paga dei suoi successi, ma più di tutto per una classe dirigente, precaria e litigiosa proiettata più che allo sviluppo del territorio a vivere della feconda attività dei predecessori. Un periodo di relativa decadenza contraddistinto da opere o piani che non ha lasciato impronta alcuna.
Il tempo trascorso ha peggiorato la situazione, al punto che l’unica attività oggi posta in essere ben può farsi rientrare nell’ordinaria amministrazione.
Le opere di oggi? Strisce zebrate, cartellonistica stradale, qualche rappezzo lungo le arterie cittadine o la timida pavimentazione di strade periferiche dal risultato poco esaltante.
Si potrebbe dire che “viviamo di rendita”, che “ tiriamo a campare” in attesa di chissà quali avvenimenti. Nessuna arteria di campagna resa carrozzabile, il centro urbano lasciato nel degrado, l’Etna caduta nell’oblio o fagocitata da mille vincoli e interrogativi, le strade cittadine impraticabili quando piove o piene d’insidie che costringono l’automobilista a zig-zagare.
Per una serie di motivi, tra cui un Piano Regolatore stravagante, vincoli paesaggistici e boschivi Linguaglossa è divenuto un paese letteralmente ingessato.
La logica conseguenza di questa paralisi è il mancato sviluppo e del territorio e delle attività ad esso connesse. Con il prossimo avvento del federalismo municipale le risorse i Comuni le dovranno in massima parte ricavare dal proprio tessuto sociale o mendicarle altrove, il che significa che in presenza di uno sviluppo quasi nullo, nulle saranno le risorse da rimediare.
All’ orizzonte non appaiono progetti che lasciano ben sperare, per cui il futuro di questo ridente minuscolo, ma pur sempre affascinante paese è incerto. I soggetti che intendono amministrare non mancano, anzi, per certi versi, sono troppi. Mancano purtroppo le idee.
In medicina per curare alcune disfunzioni è praticato l’elettroshock. Quali pratiche occorre mettere in atto per svegliare una società che si è letteralmente addormentata e che non ha programmato il suo futuro?
Pubblicato su La Sicilia il 05.03.2011
Saro Pafumi

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