martedì 15 marzo 2011
Sull'Unità d'Italia
E’ encomiabile la posizione di Napoletano che difende a spada tratta l’unità d’Italia che si sposa magnificamente col ruolo che riveste, ma al di là di questa ragionevole convinzione le posizioni degli italiani in materia d’unità sono diverse ed articolate. Se parliamo di unità intesa come contiguità territoriale si può essere d’accordo, ma se nel concetto d’unità ci facciamo rientrare la molteplicità dei cittadini siamo lontanissimi dal raggiungerla. Del resto le differenze etniche sono sotto gli occhi di tutti. Si può mai sostenere che un siciliano è simile ad un veneto o un calabrese ad un piemontese? Non c’è nulla che ci accomuna, all’infuori dell’idioma, quando non si parla in dialetto. Che tante diversità possano diventare unità è tutto da dimostrare e del resto i ragionamenti che si sentono in giro sul tema dell’unità sono la dimostrazione pratica che sotto quest’aspetto non c’è unità alcuna.
Forse questo sentimento unitario si manifesta o si può manifestare in occasione di calamità o guerre, perché la paura e la sofferenza sono il comune denominatore che unisce, ma in tempo di pace e/o di benessere si affaccia prepotentemente l’egoismo come regola di vita. L’Italia è più verosimilmente il paese dei mille campanili, un po’ perchè questa configurazione territoriale è storicamente endemica a noi stessi, un po’ perché è nel nostro carattere.
In certe occasioni storiche, com’è il periodo che stiamo attraversando, se c’è qualcosa che ci unisce è il disaccordo sul concetto d’unità.
Del resto questa disunità è sempre esistita, se lo stesso Massimo D’Azeglio all’indomani dell’unità d’Italia ebbe a dire: “Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani”. Una dichiarazione che sembra fatta l’altro ieri.
Se sul tentativo d’unione nazionale ci sarebbe qualche riserva da esprimere, sarebbe prerogativa del meridione che, a suo tempo, fu letteralmente scippato delle sue ricchezze, realizzando di fatto più che un’unità nazionale una vera annessione al Regno sabaudo.
Il colmo, poi, è raffigurato dalla posizione di certi politici nordisti che di unità non vogliono sentir parlare. Una posizione logica e coerente: chi ha rubato la ricchezza e la dignità degli altri, difficilmente è disposto a restituirle o a condividere benessere, ricchezze e privilegi.
Bossi e la lega ce lo ricordano tutti i giorni.
Pubblicato su La Sicilia il 15.03.2011
Saro Pafumi
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