mercoledì 17 luglio 2024

Razzisti a parole

 

Razzisti a parole

Se chiedete a qualcuno se sia razzista, la risposta è tra lo stupore e l’indignazione. Nessuno si sogna di dichiararlo, anche se lo pensa, perché è di moda il politicamente corretto, che impone di adeguarsi al pensiero comune. In qualche caso alla domanda sul razzismo, si risponde di non esserlo, aggiungendo un ‘ma’, che nasconde una verità grande, quanto una casa; un virus sopito di cui quasi tutti siamo infetti. Il razzismo a parole è più diffuso di quanto si creda e molti modi di dire lo confermano.”Moglie e buoi dei paesi tuoi”; “Paese che vai, usanza che trovi”; Le istituzioni morali della vita sono diverse da Paese a Paese (Cicerone in ‘de Republica’; ‘Ogni uomo ha una pancia,ogni Paese un’usanza’ E per dirla con A,Fallaci. “Se dici la tua sul Vaticano, sulla Chiesa Cattolica, sui Papa, sulla Madonna, su Gesù, sui Santi, non ti succede nulla. Ma se fai lo stesso con l'Islam, col Corano, con Maometto, coi figli di Allah, diventi razzista”. Detestiamo il razzismo, ma poi nei fatti lo pratichiamo,quando sfruttiamo il lavoro degli immigrati a basso costo o quando riferendoci ai marocchini, li chiamiamo “ i vù cumprà”. Siamo razzisti a parole quando usiamo espressioni apparentemente normali, ma in realtà nascondono unì’evidenza, che teniamo nascosta. “Non sono razzista, ‘ma’….. è l’espressione più loquace, aggiungendo quel ‘ma’, preceduto da virgola. che come preposizione avversativa segnala un contrasto tra le circostanze espresse nelle due proposizioni. Inutile ‘ammucciari u suli cu criu”, mi verrebbe da dire.”; ca nisciun è fess”, direbbe Totò. Ammettiamolo che siamo un po’ razzisti,se non altro a parole, anche se vogliamo non esserlo! Pubblicata oggi 17.07.2924 su La Sicilia.

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