La spensieratezza è
un ricordo.
Un tempo lontano quando le difficoltà del quotidiano vivere
erano maggiori, a cominciare dal cibo, non era infrequente incontrare per
strada, a piedi o a dorso di asini e muli, persone dall’aria allegra, che
facevano ritorno a casa, dopo una giornata di nera fatica, fischiettando o
cantando la canzone del cuore. Un’abitudine per dissolvere nel canto l’amarezza
accumulata dopo una giornata di lavoro, trasformandola in spensieratezza, che
liberava dal peso della vita. Oggi quella spensieratezza si è dissolta e
nessuno si sente fischiettare o cantare, anzi col capo chino appesantito da
mille pensieri, fa ritorno a casa, dove lo aspettano altri problemi. Il cibo
non manca; la scala di granito, tanto sperata è una realtà; in giardino la
piscina, con la sua acqua quieta e trasparente, che ha il colore del cielo, ci
fa sognare di essere sul lago di Garda, mentre tutt’intorno, l’aria profuma di
rose. ‘Cosa vuoi di più dalla vita ? ’ pare ricordarci un noto refrain. Eppure
c’è un invisibile, pernicioso virus,che ci rode la vita: l’insaziabilità,contro
cui s’infrange la vita dell’uomo con i suoi valori, che si accompagnano
all’abbrutimento della società e al cinismo dell’intelletto. Le tradizioni, un
tempo grate ai nostri antenati, ormai sonnecchiano nella sopita mente. Non
basta più il profumo odoroso di una pentola,messa sul fuoco, alla luce
arancione di una lampada a petrolio per ripagarci della fatica Tutto è
assorbito dalla voglia di volere di più. Ecco quindi che affiora nell’animo
umano l’insaziabilità. Una voragine in cui precipita l’uomo, che lo snatura, lo
sfigura e lo priva di quella spensieratezza, che rendeva dolce, un tempo, il
sapore della vita, nonostante la fatica e i sacrifici. Oggi abbiamo tutto o
quasi, ma ci manca la leggerezza del canto: le nostre ali per immaginare di
volare .Pubblicata oggi 23.07.2024 su La Sicilia.
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