Mia madre e le 'cuzzole'.
Ogni venerdì era una gioia ritornare a casa, dopo una settimana di lezioni universitarie a Catania. Sapevo che il giorno dopo mia madre mi avrebbe preparato le “cuzzole”.Durante la settimana avevo fatto il pieno dei famosi arancini acquistati da Guardina, che teneva il negozio di gastronomia in Via Etnea all’altezza della Sala Roma. Inconfondibili oltre che per il gusto, per l’aroma che catturava l’olfatto di chi si trovava nei pressi. Altro negozio che mi attraeva era la gastronomia Cristaldi, ubicata nei pressi dello slargo da cui dipartiva Via Caronda. Un luogo magico per la preparazione della famosa pasta alla palermitana e per le polpettine fritte di “muccu”. Il sabato mattina mia madre mi mandava da donna Maria “a famusu” con panetteria vicino alla Matrice, per acquistate la pasta di pane, che serviva per la preparazione delle cuzzole.Un’arte in cui mia madre eccelleva, non servendole, come d’uso, inzuccherate, ma imbottendole con acciughe e formaggio primo sale o con formaggio e pomodoro fresco o con cicoli (zirinculi), secondo le preferenze dei familiari. Per distinguerle usava infilzarle con spezzoni di stuzzicadenti. Una vera prelibatezza, oggi quasi perduta, che mi ricorda gli anni della mia giovinezza. Sono tradizioni culinarie che vanno conservate e tramandate, non solo per la loro genuina preparazione, ma più di tutto per ritrovare la freschezza del tempo e preservarle dall’oblio.
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