A proposito di Sciaranuova. Festival 2023 Passopisciaro
Dove sulla sciara fioriscono le viti.
Se si ha passione, competenze, amore per la propria terra e tanti soldi, anche i miracoli sono possibili.
E’ avvenuto là, ove sulla sciara fioriscono le viti. Se vi capita di trovarvi nei pressi di Castiglione di Sicilia portatevi nelle contrade ‘ Pietra Rizzu, Casà e Piano dei Daini.
Scoprirete l’inimmaginabile.
Dopo secoli che l’Etna ha ricoperto fertili terre con la sua forza distruttrice, ritenute impossibili al recupero, l’uomo ha vinto la sua battaglia e una volta tanto ha messo in ginocchio la potenza della natura, che, da sempre, spadroneggia col nome di Etna, etimologicamente ‘bruciare’, da cui ‘monte di fuoco’, come lo raffiguravano gli antichi greci.
Cosa si può attendere da un monte di fuoco? Distruzione.
L’uomo ha, più della natura, l’intelligenza, e con essa e la sua caparbietà è riuscito là ove tutto sembra impossibile: riconquistare ciò che gli è stato sottratto.
Viti a posto di sciara viva. Punta Pietra, Casà e Piano dei Daini ne sono palpitanti testimoni.
Un capolavoro di tecnica, di costanza, di forza, di passione.
Sterminate distese di lussureggianti vigneti, verdi laghi sembrano, dove la fantasia si tuffa assieme all’orgoglio, disegnate con maniacale geometria, più che per necessità colturali, forse per far dispetto al caos pietrificato sputato dalle viscere della terra.
Le cornici di tanta lussureggiante natura sono i muri a secco, disposti in ampi terrazzamenti, veri capolavori di fatica umana, lavagne appaiano, sulle quali viene la voglia di scrivere pensieri ed emozioni e dove, tanta la maniacale perfetta sistemazione, ogni singola tessera di pietra è un mosaico di emozioni.
Le pietre tolte con le unghie e i denti, tritate, frantumate, sminuzzate, sono diventate fertile terra e le più piccole sono rimaste là, per testimoniare che un tempo erano loro le padrone.
La vendemmia in un luogo che fu di morte e distruzione dovrebbe rappresentare l’apoteosi della vittoria dell’uomo, quasi una liturgia religiosa.
Quella stessa liturgia che nell’antica Grecia era un servizio di pubblica utilità che i cittadini più facoltosi dove- vano obbligatoriamente accollarsi.
Com’è vero che la storia è un libro che si rilegge e oggi quei vigneti, strappati al fuoco, sono gli elementi di un ritrovato benessere per l’uomo e l’ambiente!
Ma a che prezzo e con quanti sacrifici!
Se fossi il padrone di quei vigneti, li aprirei ai visitatori, come si fa con un museo che conserva reperti e opere d’arte, e, se mi è consentita una scelta, li adotterei di una rete di filodiffusione, dove aleggerebbero le note di Mozart, genio di geometria, appunto, e musica, perché non di semplici vigneti si tratta, ma del proscenio di un teatro dell’Opera
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