venerdì 20 aprile 2012
Sanzioni e privacy
Vorrei vivere in un paese in cui la democrazia sia una realtà, la privacy, una certezza e la legge rispetti la dignità. Nessuno di questi invocati diritti ha da noi completa applicazione. Prendo spunto dalla lettera su questa rubrica ( pg. 36 del 12.04 ( Quando la tutela della privacy….) per dissentire dalle considerazioni del lettore. Mi spiego. In Italia c’è l’abitudine, ormai radicata, di emettere sentenze ( inappellabili) prima che i fatti accaduti e pubblicati siano oggetto di verifica giudiziaria. I vari processi mediatici sono l’emblema di questo diffuso malcostume. Si è condannati da un processo televisivo prima ancora che l’autorità giudiziaria abbia finito di svolgere le sue indagini, spesso condizionati da prove giornalistiche senza che esse siano state oggetto di valutazioni giudiziarie. In quanto al rispetto della dignità umana, siamo ancora in pieno medioevo ( le condizioni carcerarie sono un esempio). La privacy è acqua fresca. Tornado al punto di partenza, ossia alla lettera da cui ha preso spunto la mia riflessione, trovo sconcertante che un verbale dei NAS a carico di un esercizio pubblico debba comportare la sua pubblicazione con tanto di nome e cognome del verbalizzato. Ciò per una semplicissima ragione. Il verbale, se non erro, consente alla parte verbalizzata di presentare le sue osservazioni entro i termini contenuti nel verbale. E’ una forma di garanzia a tutela del verbalizzato al quale è concesso di presentare le sue ragioni (fondate o no che siano) Solo alla fine delle indagini ( amministrative o giudiziarie) finisce l’iter sanzionatorio, che, non dimentichiamolo, potrebbe concludersi con il proscioglimento del verbalizzato/imputato Qualunque anticipazione su fatti e avvenimenti accaduti dovrebbe a mio giudizio, subire una “sospensiva in itinere”. Questo purtroppo non avviene e tra le due necessità, pubblicazione del nome o sua privacy, personalmente per ragioni di civiltà, propendo per quest’ultima. Si obietta: le lungaggini burocratiche vanificherebbero indagini e conclusioni: Verissimo. Non è certamente in nome dei pregiudizi e della superficialità che si possano calpestare i diritti. Talvolta varrebbe la pena di ascoltare la saggezza del Guerriero Apache: “ Grande Spirito preservami dal giudicare un uomo non prima di avere percorso un miglio nei suoi mocassini”. Un principio recepito dalla nostra Costituzione, ma sempre disatteso, salvo a ricordarcelo quando ci riguarda. Che strano l’uomo: brancola nel buio, l’unica certezza riguarda gli altri. Pubblicata su La Sicilia il 19.04.2012.Saro Pafumi
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