Spesso mi capita di percorrere la strada che da Fiumefreddo porta a Fondachello e viceversa. Per chi come me che abita a pochi chilometri da questo splendido lungomare la circostanza si ripete e tutte le volte un velo di tristezza percuote la mia mente come una frustata che proviene dall’esterno. Il perché di questa sgradevole sensazione è presto detto. Il degrado in cui versa questo tratto di lungomare è ben visibile. Da un lato i ruderi di quelle che furono “le cartiere” giacciono immobili come monumenti all’abbandono e all’incuria umana, dall’altro una riserva arborea di eucalipti decrepiti impedisce la visione di un panorama marino tra i più belli della zona. Le ex cartiere, si è appreso dalla stampa, sono oggetto di progetti per la loro riconversione. Poiché come avviene spesso, tra il dire e il fare passano decenni, intanto sarebbe cosa giusta e saggia rimuovere i rottami ferrosi che offendono prima il paesaggio e poi l’uomo. Sarebbe già questo di per sé un primo risultato. Resta la riconversione: il cittadino è paziente, data la lentezza, a sperarlo saranno i nostri pronipoti. Lato mare, gli eucalipti, quelli sopravvissuti, s’interrogano essi stessi sulla loro funzione, ondeggiando sconsolati tra il furore del vento marino e l’incuria di chi dovrebbe proteggerli o eliminarli. Eliminarli sarebbe più opportuno per dare respiro al panorama marino che, percorso a piedi o in macchina, offrirebbe una visione magica dell’insieme costiero. Purtroppo, mentre il tempo implacabilmente passa, si continua a non far niente. Le Autorità preposte alla soluzione del problema? Sono come gli eucalipti ondeggianti e decrepiti: si palleggiano le responsabilità. I primi si possono sradicare o abbattere, i secondi resistono, imperterriti, anche alla salsedine dell’ inerzia.
Pubblicata su La Sicilia 17.04.2012 Saro Pafumi
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