mercoledì 25 aprile 2012

Controllo velocità sulle strade, se lo Stato bara.

Se c’è una dote della quale noi italiani non difettiamo, è l’originalità Siamo nelle invenzioni talmente bizzarri da essere unici. Prendete per esempio i cartelli stradali che, numerosi, s’incontrano in molti centri abitati: “Zona soggetta a controllo elettronico della velocità”, Nove volte si dieci tali cartelli sono come gli “spaventapasseri” servono a scoraggiare l’automobilista dal premere sul pedale, anche se contravvenendo, non si corre alcun pericolo, per la semplice ragione che il controllo è una bufala. Le autorità che hanno inventato questo segnale ci considerano come i volatili in un campo di grano, anziché suonare il campanaccio, preferiscono il cartello-burla. La ragione di siffatta invenzione? Poiché non siamo in grado di controllare niente, ci affidiamo al messaggio-burla: Un po’ come fa l’agricoltore che nel suo pescheto appone un cartello con la scritta: “ Alberi irrorati con pesticidi. Pericolo di morte”, ignorando che il ladro sa perfettamente quando e come rubare. O altro cartello: “Attenti al cane” che è come confessare: qui non c’è nessuno di guardia. Ma il più alto grado di bizzarria lo raggiungiamo quando il controllo esiste veramente. In questi casi l’Autorità fa di tutto per ingannare l’automobilista, cercando di mimetizzare il segnale con vari accorgimenti. Una trovata che ha qualcosa d’infantile come il gioco a nascondino, a chiapparella, a guardie e ladri. In effetti a noi con la legge, le norme, i regolamenti ci piace giocare, come si fa col gioco dell’Oca. Esempio: Ti condanno a vent’anni, ma te ne faccio scontare sette; t’infliggo una sanzione amministrativa da cinquecento a cinquemila euro, che ridotta a metà del minimo si riduce a duecentocinquanta, di cui pagando subito un sesto, la somma dovuta è di euro quarantuno e sessantasette Un po’ come fa il marocchino di turno che al mercato per un tappeto ti spara in faccia mille euro e poi chiude la partita a cinquanta. Resti sempre col dubbio che quel tappeto potevi pagarlo anche venticinque euro. Del resto anche i codici sono una cabala, perché ciascuno lo interpreta a modo suo. A un giovane pretore al quale avevo fatto notare che la Cassazione nel caso in esame aveva deciso in un determinato modo, la stupefacente risposta è stata: “ la Cassazione sono io”. Quando si dice che l’originalità supera ogni immaginazione. Chiedo: Se lo Stato che dovrebbe guidare, bara, il cittadino come dovrebbe comportarsi”. Pubblicata su La Sicilia il 25.04.2012 Saro Pafumi

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