Pensavo alla superficialità umana, visitando un santuario, in cui, accanto alla statua del Santo, erano esposte centinaia di offerte votive in argento, rappresentanti le parti guarite del corpo umano, come dono per la grazia ricevuta. Una prassi antichissima. Si parla addirittura del neolitico, anche se a quell’epoca le offerte votive certamente erano pietre o trochi d’albero scolpiti. Vedendo tutte quelle “protesi” esposte, con saccente sciatteria, mi è venuta la voglia d’interrogare il Santo: “ Sei proprio contento di questi argentei orpelli che ti circondano o preferiresti che altra destinazione avessero?” Mi aspettavo che il Santo rispondesse: “ Sarei più contento se tali sforzi fossero fatti per ridurre la fame nel mondo!”. Il Santo ostinatamente zittiva, non saprei se in segno di assenso, secondo la prassi che chi tace acconsente o stizzito per la mia irriguardosa domanda. Fatto sta che continuando a dividere il mio sguardo tra il Santo e gli argentei orpelli, continuavo a chiedermi cosa avrei dovuto offrirgli in segno di gratitudine. Mi riproposi, perciò, di recarmi all’Ufficio postale da dove avrei inviato un’offerta in denaro ai poveri nel mondo, cosa che puntualmente feci, recandomi poscia dal Santo per appendere tra le argentee offerte la mia ricevuta di versamento postale. Non conosco la reazione del Santo, ma immagino quella di chi si è vista recapitare quella modica somma di denaro per il suo sostegno. MI è bastata immaginare quest’ultima; quella del Santo, con tutto rispetto, un po’ meno.
Pubblicata su La Sicilia il 19.1.2012. Saro Pafumi.
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