giovedì 27 maggio 2010
Santoro e la riservatezza
Su la Sicilia del 26/05, pag, 10, leggo la stupefacente dichiarazione di Santoro (qualcuno il cognome lo indica con l’apostrofo) stupefatto della stupefacente leggerezza con la quale è stata violata la riservatezza delle trattative con la Rai per trasformare la sua condizione di dipendente in quella di collaboratore esterno. C’è da rimanere stupefatti di tale stupefacente sfrontatezza , come se la riservatezza da lui invoca sia stata per qualche verso e nelle diverse occasioni da lui stesso o da altri rispettata nei confronti di chicchessia. D’alcuni uomini politici è stata mostrata la foto del didietro nudo o di altri sono state pubblicate foto in costume adamitico rubate col teleobiettivo in abitazioni private, di altri sono state registrate e distribuite in pasto all’opinione pubblica conversazioni private di tutti i generi, senza che nessuno manifestasse riprovazione alcuna. E di reale privacy violata si trattava in quelle occasioni.
Ci sarebbe da dire: “ min,………. sig, tenente, da che pulpito vien la predica!” E poi, quale riservatezza si sarebbe dovuto rispettare nella trattativa di una risoluzione contrattuale che prevedeva da parte di un’azienda pubblica (!) una liquidazione milionaria? Altro che riservatezza! Piuttosto sarebbe stato bello e coerente un incontro tra le parti in una puntata d’Annozero predisposta sotto i riflettori e per pubblico l’Italia e i soliti invitati.
Tutto ciò se la coerenza avesse un senso, ma poiché Santoro è un Hood Robin ( un Robin Hood alla rovescia) la coerenza è richiesta “stupefacentemente” agli altri.
Pubblicato su La Sicilia il 27/05/2010
Saro Pafumi
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