domenica 9 maggio 2010
La liberatoria bancaria
E’ importante leggere quanto da molti segnalato su questa rubrica, perché in tanti casi essa rappresenta una scuola di vita, tante le esperienze vissute che, prive di retorica, forniscono un quadro esatto della nostra quotidianità. E’ in quest’ottica che è interessante riferire quanto accaduto ad un tizio che, come tanti, intrattiene rapporti bancari per motivi di lavoro.
Capita, per disattenzione o disguidi, che un assegno bancario o postale non è onorato nei tempi e nei modi di legge. La prassi bancaria richiede che il cliente dimostri, con la così detta “liberatoria”, l’avvenuta regolarizzazione dell’obbligazione contratta. Una prova che qualunque utente fornito di buon senso si assicura per non incorrere nei rigori delle banche. La prudenza suggerisce altresì che la “liberatoria” presentata alla propria banca, sia archiviata tra i documenti contabili, pronta ad essere esibita in caso di richiesta.
Dubito che sono molti quelli che si prendono la briga di osservare a lungo questa precauzione, perché in genere la liberatoria è richiesta entro un termine, osservato e trascorso il quale l’utente si ritiene esonerato. Capita, però, che in questo nostro strano paese a distanza d’anni da un’altra banca, alla quale ci si è rivolti per una data pratica, si richieda l’esibizione della liberatoria a suo tempo presentata, perché nella logica del circuito bancario in cui l’utente è incappato ( chiamato in gergo tecnico CAI, ossia Centrale allarme interbancario) la liberatoria presentata ad altra banca non è stata debitamente segnalata, con la conseguenza che quel dato utente è perennemente e ufficialmente insolvente, nonostante la libertaria esibita comprovi il contrario.
Il consiglio che si ricava dall’esperienza vissuta è: conservare la liberatoria “sine die”, o, come suggerisce chi quest’esperienza l’ha vissuta, collocandola a posto del quadro raffigurante il Sacro Cuore di Gesù che si ha l’abitudine di sistemare come capezzale sul talamo coniugale, per averla sempre a portata di mano.
“Ccu si vardau, si sarvau! pubblicato su La Sicilia il 09/05/2010 saro pafumi
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