mercoledì 19 maggio 2010

Certi stranieri, noi e la maleducazione


Tutte le volte che ci capita d’osservare il comportamento d’alcuni stranieri in visita nel nostro paese, non si possono non cogliere le differenze che ci contraddistinguono. Vederli in fila ordinati e rispettosi del proprio turno, allorché stanno in coda, è lo spettacolo più consueto che ci capita di vedere; al momento di pagare il conto pagano fino all’ultimo centesimo, essendo abituati a munirsi di spiccioli per il loro fabbisogno; pretendono lo scontrino e non si muovono fin tanto che non l’hanno in mano, spesso controllando se l’importo battuto corrisponde a quanto pagato: non alzano mai la voce,anche se fanno parte di comitive numerose; davanti alla toilette rimangono ordinatamente in fila, anche se qualcuno soffre d’incontinenza, perchè non gli sfiora minimamente l’idea di “sorpassare” chi sta prima; quasi mai abbandonano il proprio idioma ( almeno che non si conosca il nostro), quando chiedono informazioni e, ciliegina sulla torta, si sprofondano in ringraziamenti, quando ottengono quello che desiderano, anche se in certi casi è un loro diritto.
Tralasciando per brevità di confrontare uno ad uno le differenze dei nostri comportamenti, è il caso di riportare alcune nostre abitudini che stanno tra il ridicolo e la provocazione, Come di chi si presenta alle sette del mattino con un bigliettone di cento euro per acquistare un caffé o più semplicemente il quotidiano. Non solo si pretende che il gestore dell’esercizio si prodighi in tutti i modi per risolvere il problema che, in definitiva, non lo riguarda nemmeno, ma se per caso accenna una reazione, lo sbigottimento del cliente si trasforma in insolenza.
L’apoteosi si raggiunge dal benzinaio, dal quale facendo “un pieno” di cinque euro, si pretende dall’addetto la pulizia del vetro anteriore, di quello posteriore, dei vetri laterali e chissà cos’altro. Che, facendo i debiti paragoni, è come se acquistando un paio di scarpe da 200 euro si pretendesse dal negoziante una leggera “spolveratina” delle scarpe ai piedi. Da che cosa nasce questo differente comportamento è un mistero. Dall’educazione ricevuta in famiglia, dalle abitudini collettive, dall’essere inclini alla pazienza, dai limiti che ciascuno s’impone, dal rispetto verso gli altri? Certo è che in un’eventuale graduatoria siamo agli ultimi posti tra le nazioni più progredite. Né ci sforziamo di migliorare. Se mai dovesse cogliersi una certa affinità con gli stranieri, forse è nel comportamento dei nostri connazionali vissuti per molto tempo all’estero, che hanno assimilato usi e costumi del luogo.
Ciò significa che è “l’ambiente” che forma il carattere e noi non abbiamo né l’uno né l’altro idonei a migliorare. Qualcuno sostiene che noi abbiamo altre virtù. Forse è anche vero: Ma non possiamo aggiungervi quelle che ci mancano?
Pubblicato su La Sicilia il 20.05.2010 Saro Pafumi

Commento della Redazione:

Quasi tutto condivisibile il contenuto di questa lettera. Ma si impone qualche riga di commento della redazione per sottolineare che “alcuni” (come scrive il lettore) stranieri sono da imitare, ma i comportamenti di altri non lo sono affatto. Così come “noi” italiani, non siamo tutti maleducati. ***

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