venerdì 7 maggio 2010

La vecchiaia tra acciacchi e delizie visive


In “De Senectute” Cicerone immagina Catone che parlando con Scipione e Lelio della vecchiaia dice:”Tutti desiderano raggiungerla, ma una volta raggiunta, la investono d’accuse: tant’è l’incoerenza e l’assurdità della stoltezza”.
Un invito, quello di Catone, ad accettare la vecchia in serenità di spirito. per renderla meno gravosa.
Queste, le parole di Catone che rimuginavo nella mia mente, mentre osservavo un arzillo vecchietto assiso su una panchina della villa comunale, in dolce compagnia di un’avvenente
pulzella.
I tempi cambiano, ma identica è la sopportazione della vecchiaia da parte di chi riesce a renderla piacevole: con la gioia della saggezza e della sapienza, come suggeriva Catone o con le “gaiezze visive” come fanno i nostri vecchietti d’oggi che, alla solitudine in cui sono abbandonati da figli e nipoti, sopperiscono con la mercenaria compagnia di procaci badanti straniere.
“Occhi chini e mani vacanti” per la maggior parte di loro, anche se taluni pur di assicurarsi un furtivo briciolo di piacere ( un bacio, una carezza, un sorriso) non disdegnano di alleggerire il portafogli, già magro di misera pensione. Ma tant’è!
Arzilli vecchietti che sono l’invidia di tanti giovani ai quali si sente dire: “ U Signori, u biscottu ci u manna a ccu non su po’ rummicari”.
A volte nel mutamento dei tempi si può cogliere qualche aspetto positivo, come la condizione di questi fortunati vecchietti, i quali rivivono l’illusione di una seconda giovinezza fiutando con una certa fantasia quella che gli fiorisce accanto.
In quest’illusorio elisir di lunga vita si gode la gioiosa mitezza della vecchiaia, non importa se conseguita a pagamento.
La pensione per chi ha i mezzi e la fortuna di godersela serve proprio a questo:
A trasformare in primavera gli anni roventi della giovinezza o quelli rigidi del duro lavoro, o a trasformare gli acciacchi in brividi di passione. E chi meglio di un’avvenente florida, giovincella può assicurali meglio?
“Godi “fanciullo” mio stato soave; stagion lieta è cotesta”. Un augurio in versi di Leopardi che vorrei adattare ed estendere a tutti i vecchi del mondo.

Pubblicato su La Sicilia il 08/05/2010 saro pafumi

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