Non tutti gli amori
fioriscono in primavera.
“ Tho!
Guarda chi ci viene incontro, lei: una bella donna, impegnata nel sociale. Se vuoi,
te le presento” disse Mario
“Non è il caso, in mezzo a tanta folla”
rispose Dario, che, scostandosi da Mario, fece finta di guardare dentro una
vetrina, per evitare l’imbarazzo di quell’incontro inaspettato.
Non
ebbe il tempo di formulare la risposta, quand’ecco che lei lo urtò con la
spalla, per evitare d’inciampare con chi le stava davanti, in quella mattina di
tarda primavera, in cui molta gente affollava la città.
Nessuno
chiese scusa per quell’atto involontario, come se entrambi non avessero colpa
di quello scontro. Uno scontro assai fugace, che nella mente di Dario lasciò
qualcosa d’incompiuto, quasi un presagio di ciò che sarebbe accaduto.
Lei,
Rita, così si chiamava, era impegnata nel sociale e Dario frequentava spesso
quell’ambiente, dove praticava il volontariato. Prima o poi doveva accadere che s’incontrassero e
quando avvenne, Dario si ricordò subito di quello ‘scontro’avvenuto in quella
lontana mattina di primavera.
Ora
lei gli stava davanti, in tutta la sua avvenenza, rimanendone folgorato. Il suo
aspetto fisico possedeva un non so che di mistico, che esaltava la sua bellezza,
soave e leggera, quasi evanescente, come un giorno di primavera, che per la sua
natura poetica, aiuta a formulare emozioni e sensazioni profonde. La stessa
sensazione che si attiva, quando si ammira un campo di ciliegi in fiore, che
odorano di primavera. Le sue mani bianche, come il latte, quando si muovevano
par accarezzassero l’aria. La sua voce calma, suadente, ma incerta, accompagnava il suo sguardo, che si perdeva
nel vuoto.
Gli
incontri col tempo diventarono numerosi, sempre più forieri di sensazioni forti
per entrambi, trattenute dalle condizioni personali: lui coniugato con prole,
lei casta, per virtù. Una scelta forte, che presuppone la convinta rinuncia a
donarsi, in vista di beni ritenuti superiori: etici, religiosi o per accadimenti
naturali o esperienze di vita Con la crescente intimità, lei fini di ammettere
che quella scelta era nata da una cocente delusione d’amore e con quella scelta
libera aveva trovato rifugio, per fuggire alle umane passioni. Una scelta che
Dario considerava stantia, banale, sprecata, dato il suo irresistibile fascino,
ripiegato tra le piaghe del destino.
Tra
un incontro e l’altro, era inevitabile che quelle due vite, racchiuse in gabbie
separate, fossero destinate a intrecciarsi, senza un perché, finché un giorno
le vincenti forze della natura sbocciarono in un bacio. Lei non si ritrasse, ma
non assecondò l’amoroso gesto. Lasciò che le sue labbra rimanessero serrate e il
suo viso si girasse dall’altra parte, sospinto da quello sfuggente bacio. Solo
i loro occhi parlavano, lanciando vicendevoli sguardi, pungenti come aghi di
pino, da cui par trasudassero repressi desideri di due martoriate anime. Per
Dario il bacio su quelle labbra inafferrabili, non accettato, ma nemmeno
respinto aveva il sapore del miele. Gli occhi di quella donna che gli stava davanti,
sembravano a Dario fiocchi di gioia che si adagiavano dolcemente sulla sua
anima, mentre a lei quel bacio inaspettato parve una carezza di Dio. Nessun dei
due osava aprirsi, imprigionati, com’erano, in storie diverse. Quell’amore, non
cercato, era solo un seme sepolto nel mondo oscuro delle intenzioni, che mai si
sarebbe tramutato in fiore, simbolo di una primavera amorosa. La prole e la
castità, che contrassegnavano le loro vite, erano valori irrinunciabili.
Rimaneva solo quel bacio, una bianca rosa, in un giardino di spine, un suggello
d’amore impossibile. Nato per caso, perché poteva accadere, perché doveva
accadere, perché è accaduto. Come le tante cose che accadono senza un perché.
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