Nel
trigesimo della dipartita del Preside Girolamo Barletta.
Quando ci lascia un Grande, e Girolamo Barletta lo fu in molti campi, dalla cultura, all’insegnamento, alla politica e non ultimo al suo stile di vita, la commozione è generale e sincera. Nel momento della commemorazione, mi è sembrato opportuno, mantenere un profilo riservato, perché nulla avrebbe aggiunto la mia modesta presenza a fronte di un tripudio di stima e affetto prodigati da chi aveva titolo dall’alto della sua autorità. Ora che si sono abbassate le luci della ribalta e ricorre il trigesimo, non devo spartirlo con gli altri, e mi è doveroso ricordarlo per l’affetto che ci legava, per la stima prodigatami e per gli insegnamenti ricevuti. Non sta a me tessere le lodi che merita, tanti l’hanno fatto con dovizia di particolari. A me piace ricordarlo per la sua calda, armoniosa oratoria, che ha segnato la sua intensa, coerente vita politica, ma principalmente per la sua onestà intellettuale e morale. A tal proposito mi viene in mente una confidenza fattami in uno dei nostri tanti colloqui, quando presentatosi alle elezioni, chiese agli organi del partito un contributo elettorale. La risposta fu stupefacente. “ Ti abbiamo dato la carica di presidente dell’Ospedale Santo Bambino, che vuoi di più?”. Era un invito sottinteso a sfruttare la sua carica per finanziarsi da sé la campagna elettorale, attingendo risorse economiche dall’Ospedale, per fini propri. Barletta ne rimase sconcertato. Con le sole, proprie forze economiche riuscì a malapena a far stampare qualche migliaio di volanti pubblicitari, recanti il suo nome: niente di fronte alla massiccia campagna propagandistica dei suoi concorrenti. Barletta non se ne dolse. A Lui bastò sventolare in alto il vessillo della sua indiscussa onestà, che lo guidò per tutta la vita, in ogni campo del suo poliedrico agire. Questo era Barletta, un gigante, che nella mitologia classica, tanto cara a lui, era figlio del Cielo e della Terra. Non è un caso che sia nato ai piedi dell’Etna, che ha trasfuso in lui il fuoco della cristiana sapienza. Grazie Mimmo, come volevi che ti chiamassi, non solo perché sei stato mio maestro di lezioni private, ma di vita. Lo devo a te, senza nulla togliere ad altri che mi hanno formato (Barilaro, Pintacuda, Papandrea, Calì) se riesco, a malapena, a mettere in fila quattro parole in italiano, tante quanto mi bastano per dirti grazie e augurarmi che il tuo paese d’origine ti riservi il giusto riconoscimento. .
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