Amore malato
“Cosa vorresti essere nella vita?” mi chiese Gabriele, con quel suo modo di porre le domande che non facevano distinguere se parlasse seriamente o per celia. Prima di rispondergli lo fissai negli occhi, l’unico modo per capire Gabriele. C’eravamo conosciuti, per caso, ironicamente punzecchiandoci” sull’amore coniugale”, un tema sul quale avevamo visioni diverse. Quando ami l’ironia e t’imbatti in un tizio parimente ironico è di solito amore a prima vista. Com’era naturale che avvenisse tra me e Gabriele. “ Ti ribalto la domanda” risposi. “ Ti dirò cosa ‘non’ vorrei essere”. “Sentiamo!” intervenne Gabriele, un po’ spiazzato dal rovesciamento della domanda fattami. Capitava speso tra me e Gabriele porci delle domande, che scivolavano sempre sul piano metaforico, dove l’ironia è come il prezzemolo sulle vivande. “ Vorrei non essere l’edera, semplicemente non essere l’edera”, precisai, badando a ripetere e scandire le ultime parole. “M’incuriosisce” intervenne Gabriele” del resto sapere quel che non si vuole essere, restringe il campo per capire quel che si vuole essere”. Queste discussioni Gabriele ed io le facevamo passeggiando, perciò amavamo definirci ‘i due pazzi patetici’, ironicamente mutuandolo e storpiandolo dall’aristotelico ”peripatetico”. Ci accomunava anche l’ammirazione per Aristotele, che definivamo il principe della logica, la cartina di tornasole di ogni ragionamento. Tant’è che ogni nostro discorso finiva con il porci sempre lo stesso interrogativo: “ Ha una logica?" . Camminando per le vie del paese ci spingemmo più oltre, dove io avevo intenzione di condurre il mio amico, giacché là si trovava la chiave per capire cosa io “non volessi essere”.
L’albero era imponente e ciò che lo avvolgeva aveva l’aspetto di un mostro.
.Un alto albero di quercia interamente ricoperto di rami d’edera, quasi a soffocarlo. “ Ecco, vedi ” dissi,”non vorrei essere quell’edera. Un albero maestoso,imponente ,utile, secolare strangolato da una misera pianta.”Quante volte hai sentito parlare dell’edera come simbolo d’amore, di fedeltà. Sono state scritte migliaia di cose sull’edera e anche canzoni, e la mitologia è ricca di citazioni su questa pianta, ma forse non sai che essa è collegata a una disgrazia. “Secondo l’antica leggenda un giovane di nome Cisso, il quale si esibiva nelle feste in onore di Bacco con salti e acrobazie spericolate, ebbe un giorno un grave incidente. Il divino Bacco, che si era affezionato al giovane, per impedirne la morte lo trasformò in una pianta, l’edera, capace di arrampicarsi su qualsiasi superficie”. Non sai anche che le sue bacche sono molto irritanti e che dai suoi rami si sviluppano radici,capaci di ancorarsi al supporto che la sostiene fino a soffocarlo senza pietà,anche quando l’albero muore,Non ama il sole, si fa chiamare Elix che significa prendere, aggrapparsi, striscia un’intera vita o rimane abbarbicata per secoli, senza nulla dare ma solo ricevere Io non vorrei essere edera. Che vita sarebbe la mia se rimanessi orfano dell’amore al quale mi sono aggrappato;se il mio aggrapparsi all’amore è sua morte?” Gabriele tacque a lungo prima di rispondermi,come soleva fare per cercare la risposta più forbita.”E se cercassimo di liberare l’albero dall’edera?”mi rispose.”Lo possiamo fare con le piante”, gli risposi, ma tra persone,l’impresa è più ardua. Se avvertiamo che il nostro modo di relazionarci con qualcuno, se il nostro modo di amare è sbagliato, dobbiamo avere la forza di rinunziare all’idea di essere così testardi da potere cambiare la persona che amiamo. Dobbiamo rinunziarci. Solo così possiamo evitare le tante tragedie che si maturano in ambito familiare. Gabriele questa volta tacque a lungo. Aveva capito che la metafora era rivolta a lui ,alla sua situazione familiare al suo amore malato verso la sua donna. Il ritorno fu pieno di silenzi e anche di tristezza Nessuno aveva voglia di parlare,né di spiegare. Quando giungemmo sotto casa sua, Gabriele mi strinse la mano e guardandomi negli occhi mi disse : “ Aristotele sarebbe stato contento del ragionamento che hai fatto. Per lui la logica non è una scienza , ma uno strumento per capire,Tu pensi come un uomo saggio, ma come dice Eschilo “‘la saggezza è un punto di vista sulle cose” Se cambi angolatura le cose cambiano”. Gabriele ancora una volta non smentiva se stesso. Voleva rimanere enigmatico, come suo solito. Amava il dubbio. Del resto tutta la sua vita, io, che lo conoscevo bene, sapevo che altro non era stata che una mancata scelta tra errori e incertezze. Mi confortava l’idea di avere seminato nel suo cuore e la logica, che tanto amavamo Gabriele ed io,m’era di supporto .Sperai.
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