L’amara
solitudine dell’uomo di oggi.
In quest’epoca di valori sovvertiti,
anche i rapporti sociali hanno mutato pelle. Non c’è l’antica spensieratezza
d’un tempo, oberati come siamo da tanti problemi quotidiani. Da qui un diverso
approccio col nostro prossimo, con cui c’imbattiamo tutti giorni. Guai a
rispolverare l’abusata domanda di rito: “Come stai?”. Si sente snocciolare una
serie di sciagure, malattie, disgrazie, disinganni che se non sono
un’istigazione al suicidio poco ci manca. Guai a tentare di parlare di economia
o politica. Ognuno sa come redigere il bilancio dello Stato, come formulare una
legge, come risolvere il problema della sicurezza sul lavoro o quello della
disoccupazione, magari proprio di chi lascia l’auto in seconda fila o sulle
strisce pedonali o non ha la macchina assicurata. Alla domande sulla salute,
meglio rispondere che è tutto a posto, che in famiglia i rapporti sono
eccellenti, che nostro/a figlio/a si è laureto/a con 110 e lode, anche se da
dieci anni è alla ricerca d’un lavoro. Ostentare salute, fiducia e sicurezza è
il modo migliore di finire un incontro, perché alla fine al prossimo non
importa un fico secco di quanto ci può capitare. Una ricetta culinaria
siciliana mi suggerisce una metafora da riferire all’uomo di oggi. In
quest’epoca in cui imperversa un esagerato individualismo, l’uomo assomiglia al
falsomagro: arrotolato su stesso e imbottito di poche, confuse idee, critica
quotidianamente il Potere in ogni sua espressione: il sindaco che ha votato, la
maestra che non dà un alto voto al figlio, il vicino di casa rumoroso, il
salumiere che imbroglia sul prezzo o sul peso, e persino l’amico logorroico.
L’uomo odierno non salva nessuno, nemmeno Cristo in croce, che si è immolato
per i nostri peccati. Un’insofferenza generalizzata, alimentata dalla mancanza
di valori, cui credere (famiglia, religione, politica, fede), che, quando
difettano o sono mancanti, generano il disinganno del proprio credo, ossia la
perdita di contatto con una realtà diversa da quella immaginata o sperata. Un
vuoto che colmiamo con tendenze effimere o con la corsa al denaro, che non
colmano alcun vuoto interiore. E’ desolante apprendere che le nuove generazioni
crescano con l’idea che l’unico valore sia il denaro. Un vuoto interiore che
genera insicurezza e insoddisfazione, che sprofonda l’uomo in un’amara
solitudine. Da qui l’esigenza di colmare questo vuoto con falsi miti:il
denaro,il successo a tutti i costi, la droga, la moda e le tendenze effimere, i
finti divertimenti e le riunioni da sballo: ingredienti, che come nel senso
traslato dell’espressione “falsomagro” e in senso ironico si può applicare
all’uomo di oggi, per significare la sua natura ambigua tra consistenza esterna
e sostanza, che rende la vita dell’uomo moderno sempre più opaca e
contraddittoria tra ciò che si vuole essere e ciò che si è. Pubblicata oggi
23.04.23024 su La Sicilia..
Nessun commento:
Posta un commento