martedì 8 giugno 2010

L'inno nazionale e le ragioni di Bossi





Tutte le volte che ascolto l’Inno nazionale non ho difficoltà a confessare che un nodo mi stringe la gola. Sarà perché l’età “intenerisce il core”; sarà perché sono cresciuto con l’inno di Mameli nel sangue, come un “virus” resistente ad ogni delusione; sarà perché non sono “padano”, né potrei esserlo perché nella mia formazione scolastica non ho reminiscenze di quest’entità geografica; sarà perché tutte le volte che attraverso lo stretto mi sento a casa mia fino alle Alpi; sarà perché nelle due guerre mondiali lombardi e siciliani, calabresi e veneti piemontesi e campani hanno lottato fianco a fianco in nome dell’Italia; sarà perché è bello credere nell’unione che fa la forza e non nella divisione che indebolisce, nella solidarietà e non nell’egoismo; sarà perchè l’Italia ha la forma di uno stivale che non può esistere senza una parte, la conseguenza è che l’Inno mi commuove.
Le regioni in cui è suddivisa l’Italia le considero come parti dello stesso corpo, petali dello stesso fiore, grani di un rosario. I dialetti li percepisco come il linguaggio dei bambini che da adulti parlano la stessa lingua, la varietà del territorio come gli abiti che indossiamo, diversi per stile e colori, le tradizioni locali, differenti, come i caratteri che li coltivano. Forse è tutto questo mescolarsi di sensazioni, certezze e/o illusioni che mi fa sentire italiano.
Non comprenderò mai perciò le pretese “della padania”che in quanto entità geografica ipotetica non esiste, né l’animo “del padano” che lotta per la liberazione da un sentimento, quello nazionale che più di tutti deve possedere e difendere in quanto rappresentante di un’unità con cui dovrebbe identificarsi, se non altro per rispetto verso i padri fondatori, i lombardi e piemontesi Beccarla, Cattaneo, Cavour, D’Azeglio, Garibaldi, Gioberti, Manzoni, Vittorio Emanuele II e il ligure Mazzini che un’Italia unita hanno voluto e preteso a costo di spogliarci della nostra sicilianità alla quale ben volentieri abbiamo rinunziato nell’illusoria promessa di quell’unità mai conseguita nei fatti ma intimamente sentita nei cuori.
Pubblicato su La Sicilia l' 08/06/2010
Saro Pafumi

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