giovedì 18 febbraio 2010

Non parlate al conducente


Lo dico a La Sicilia pubblicato 18/02/2010
A proposito del contrasto tra magistratura e politica, quale si evince dai dibattiti in corso, è il caso, forse, di fare alcuni distinguo.
Non è esatto affermare che la critica della politica è rivolta contro tutta la magistratura, essendo circoscritta a due specifiche procure: milanese e palermitana. La prima per le note vicende giudiziarie che riguardano il premier Berlusconi, la seconda per i processi di mafia che hanno inteso /( con i risultati a tutti noti ) o intenderebbero coinvolgere settori della politica. Sono gli unici rilevanti casi ( salvo altre rare eccezioni) in cui la magistratura e la politica, a torto o a ragione, da troppo tempo, sono ai ferri corti. Una disagevole situazione per ambo i contendenti determinatasi da quando la politica è rimasta priva delle sue guarentigie costituzionali ( immunità). Il rimanente novantanove per cento degli uffici giudiziari è certamente immune da critiche, salvo la solita tiritera circoscritta all’ endemica disfunzione ( lungaggine processuale) peraltro non addebitabile a quest’ultimi, ma che certamente ha valenza rilevante. Diversa è la questione che vede contrapposti i due diversi schieramenti ( politica e magistratura), derivante dall’annunziata riforma giudiziaria, che, per ovvie ragioni, riguarda l’intera magistratura. Su questo fronte il conflitto si è, come dire “generalizzato”, perchè entrando in gioco interessi che riguardano l’intera categoria togata un certo “mal di pancia” è certamente comprensibile. Il vero nodo dolente dell’attuale conflitto tra politica e magistratura è tutto qui. La prima proiettata a riformare “il sistema giustizia”, la seconda arroccata, per ragioni d’opportunità “aziendale” a difendere il proprio “status quo”. Fuori di metafora e d’ipocrisia, non è tanto il conflitto ( processi “politici”/magistratura) che rendono insanabile il contrasto, quanto l’annunziata riforma giudiziaria. Se si disinnescasse il primo contrasto, i primi a tirare un sospiro di sollievo sarebbero gli stessi magistrati,
Il problema è che nel permanere dell’attuale situazione “la tentazione” di far fuori Berlusconi attraverso il sistema giustizia” è forte, perché raggiungerebbe almeno due importanti obiettivi: l’apertura di un nuovo scenario politico dal cui rimescolamento qualcuno potrebbe ricavare notevoli vantaggi e l’interruzione del percorso innovativo del sistema giustizia, visto da taluni come fumo negli occhi. Due interessi coincidenti tra una parte politica e la magistratura che senza volere li rende oggettivamente e rispettivamente conniventi, sia pure per opposte ragioni.
Stretta da una manovra a tenaglia delle due forze in campo c’è l’Italia con i suoi gravi problemi che a nessuno sembrano interessare.
Sui bus di linea fino a qualche tempo fa c’era scritto: “ Non parlate al conducente”. Un avviso che era insieme un invito e una raccomandazione, per evitare che dalla distrazione del manovratore potessero scaturire nefaste conseguenze per i passeggeri. Non sarebbe il caso di ripristinare in politica questa norma di buon senso (immunità) finché il manovratore ( Berlusconi o chi per lui) è alla guida del Paese? Non si può sparare sul macchinista, mentre il treno è in corsa. Si salverebbero in pochi, mentre molti perirebbero. “Non parlate al conducente” lo prevede, guarda caso, persino la Costituzione.
Linguaglossa 095/647245
Grazie. Saro Pafumi

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